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Articolo pubblicato

su Freedom Magazine

(N°1 NOVEMBRE 2019)

 

Freedom Magazine - LA VITA OLTRE LA VITA

 

LA PESATURA DEL CUORE DEGLI ANTICHI EGIZI

Secondo gli antichi testi egizi, tra le varie prove per raggiungere la salvezza, c’era la famosa: “Pesatura del cuore”. Una volta superate o eluse le insidie del “Duat”, l'oltretomba, il defunto sarebbe stato sottoposto a giudizio mediante un rituale: il suo cuore veniva posto su di una bilancia a due piatti e il suo peso non doveva risultare superiore a quello di una piuma che simboleggiava la verità, la giustizia, la rettitudine e l'ordine del cosmo. Una prova che tutti temevano perché se la pesatura non fosse andata bene l’anima del defunto sarebbe stata distrutta. Gli Egiziani, quindi, recitavano formule magiche perché il loro cuore non rivelasse tutti i peccati commessi in vita.

INTERVISTA A ENRICO FACCO

Come uomo, non come medico, cosa l’ha convinto della prova reale dell’esperienza di premorte?Sono fatti reali, ci sono migliaia di fatti registrati e migliaia di casi pubblicati su riviste scientifiche internazionali. Il fatto esiste. Non sappiamo ancora come interpretarle dal punto di vista scientifico. Abbiamo almeno otto, dieci ipotesi scientifiche diverse. …Vi sono anche pochissimi casi che sfidano tutte le nostre conoscenze di neurofisiologia. Il caso più recente – ve ne sono stati tre in tutto il mondo fino adesso – è stato pubblicato nel 2014 sul Resuscitation [Journal], una grossa rivista scientifica internazionale, documentato in maniera rigorosissima in tempo reale di un paziente che va in arresto cardiaco. Il paziente fa tutta la descrizione di quello che lui vede; vede anche l’uomo che lo rianima e lo riconosce dopo che si è svegliato. Il paziente descrive anche di aver sentito una voce metallica che gli dice “shock the patient”, che è la voce del defibrillatore automatico. Per questo, hanno potuto stimare che, poiché il protocollo di rianimazione prevede due minuti di massaggio cardiaco, poi un minuto di analisi del ritmo e poi si decide se fare la defibrillazione, il paziente ha conservato la coscienza per almeno tre minuti in arresto cardiaco, che è una cosa che veramente sfida le nostre attuali conoscenze di fisiologia cerebrale. È un argomento che non ha nulla di para-psicologico. C’è da capire bene quali sono i meccanismi soggiacenti a queste cose che non sono immediatamente né apparentemente coerenti con quello che abbiamo detto fino ad oggi. 
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LA VITA OLTRE LA VITA


Nasciamo, viviamo, moriamo e poi?Cosa viene dopo la vita? Il nulla, il paradiso, un’altra vita? Da sempre l’uomo si interroga su queste domande: è il mistero dei misteri. Per poter sbirciare nell’oscurità di questa dimensione possiamo però percorrere diverse strade: esplorare le tradizioni religiose del presente; guardare al futuro cercando di scoprire a che punto è arrivata la scienza in questa materia; andare nel passato per conoscere quali segreti avevano scoperto gli antichi che noi oggi abbiamo perduto. Particolare attenzione rivestono anche le incredibili testimonianze di chi dice di aver visto qualcosa di quel mondo. Risposte parziali ma che ci permettono di riflettere in maniera più approfondita sul senso della vita per poter illuminare meglio il cammino che ci resta da percorrere sulla terra.
Una delle domande che più frequentemente ci poniamo è: “Esiste il Paradiso?”. Come possiamo indagare in questo campo? Sembra impossibile ma ci sono molti, anzi moltissimi casi di persone che sostengono di averlo visto o dicono di essere tornati indietro dopo aver superato la soglia della morte. Un piccolo spioncino dal quale osservare l’aldilà? Sarà vero? Saranno suggestioni? I racconti di queste persone hanno, in genere, una consistente serie di elementi comuni come: di aver visto un tunnel che porta ad una luce fortissima e rasserenante, di essere pervasi da una sensazione di benessere e molto spesso di aver avuto incontri con persone defunte. Per la maggior parte dei casi si tratta di episodi in cui le persone avevano raggiunto uno stato di coma o di morte clinica. Come se questi individui fossero morti realmente e per qualche misteriosa ragione fossero poi tornati in vita. Vengono chiamati casi “NDE” (“Near Death Experience”) esperienze di Pre-morte, in italiano. Queste testimonianze potrebbero costituire le prove che esista un aldilà? Esistono veramente tantissimi casi documentati perché pare le abbiano vissute più del 10% delle persone che sono state in queste condizioni critiche.


COSA SAPEVANO GLI ANTICHI DELL’ALDILA’?

Può esistere veramente uno stato in cui la coscienza sia separata dal corpo? Uno stato che, almeno da quanto riportato nei casi di NDE, risulta essere completamente diverso da uno stato comunemente provato? C’è chi ha riscontrato non poche similitudini tra ciò che avviene nelle NDE ed altri stati di coscienza raggiunti attraverso particolari esperienze quali: meditazione, ipnosi, esperienze mistiche. È possibile allora che qualcuno sia riuscito a intravedere cosa succeda veramente una volta varcata la soglia? Forse noi oggi siamo troppo impegnati e distratti da tante cose del presente: carriera, figli, impegni, attività che forse lasciamo poco spazio alla riflessione su ciò che avverrà dopo il trapasso. Eppure tutti noi nasciamo, viviamo e prima o poi dovremo confrontarci con questo enorme mistero. Un tema che era sicuramente molto sentito anche in antichità. Scopriamo, infatti, che in Egitto, in Grecia ed in Tibet sono state addirittura formulate delle vere e proprie istruzioni, tramandate per via iniziatica, per guidare il defunto in questo misterioso e oscuro percorso. Ognuna di queste prevedeva, infatti, l’esistenza uno stadio intermedio prima di raggiungere l’aldilà. Un mistero nel mistero. Dall’antica Grecia sono giunti sino a noi solo piccoli frammenti scritti della loro conoscenza sull’aldilà. In essi, però, vi era riportato un segreto che doveva essere custodito con cura ed essere trasmesso solo a cerchie di iniziati attraverso rituali sacri. Si tratta di minuscole laminette d’oro che fornivano delle vere e proprie indicazioni sulla strada che il defunto avrebbe dovuto percorrere nell’altro mondo; un percorso che, se conosciuto, avrebbe permesso alla propria anima di congiungersi con quella degli altri beati. Un segreto che la tradizione fa risalire a Pitagora che a sua volta l’avrebbe appresa dagli Egizi. Per molti secoli in Egitto venne utilizzato un antico testo funerario passato alla storia con il nome de: “Il Libro dei morti”. In esso erano contenute formule magico-religiose che dovevano servire al defunto come protezione e aiuto nel suo viaggio nel mondo dei morti, un tragitto che si riteneva pieno di insidie e difficoltà.
Abbiamo visto come sia in Egitto che in alcune cerchie iniziatiche in Grecia, si credeva che, dopo la morte, esistesse una zona da attraversare per raggiungere la beatitudine. Era fondamentale sapere come attraversarla, conoscere la giusta direzione da prendere per non sbagliare strada e avere brutte conseguenze. Greci ed Egizi non sarebbero stati gli unici ad averci lasciato indicazioni su questa zona intermedia. Nel buddismo tibetano questo mondo “di mezzo” viene chiamata “Bardo” e viene descritto minuziosamente nel “Libro Tibetano dei Morti”, il più completo testo di questo genere arrivato sino a noi.


“A un certo punto comprenderai che sei morto. Penserai: «Sono morto, che debbo fare?», e ti sentirai miserabile come un pesce fuor d'acqua su tizzoni ardenti. La tua coscienza, non avendo nessun oggetto su cui soffermarsi, sarà simile a una piuma trasportata dal vento, che cavalca il cavallo del soffio.” Libro tibetano dei morti, Bardo Thodol


Cosa ci accadrà una volta morti? Cosa dovremo fare per riuscire ad attraversare questo misterioso mondo ultraterreno? Il libro tibetano dei morti conterrebbe delle vere e proprie istruzioni a questo scopo. Per questo viene letto accanto al corpo del defunto nel tentativo di fargli raggiungere l’illuminazione mentre si trova nello stato di Bardo, cioè nell’intervallo di tempo che precede una nuova rinascita. Il testo sacro specifica, inoltre, che l’anima del defunto vagherà in questo stato per 7 settimane; un percorso difficile in cui incontrerà prima delle divinità benevole, poi una serie di divinità infuriate ed infine verrà giudicato in base a alle azioni che ha compiuto in vita.Un libro preziosissimo, ma come è giunto sino a noi? Pensate che, secondo la tradizione, fu scritto in antichità e venne tenuto segreto fino agli inizi del XX secolo, quando, nel 1917, fu scoperto da un viaggiatore inglese che riuscì a tradurlo dopo 10 lunghi anni di lavoro. Attualmente se ne trovano edizioni in tutte le lingue, anche in italiano.C’è chi ha riconosciuto delle similitudini tra il contenuto del libro e le testimonianze NDE. In un passo del testo si può riscontrare una significativa somiglianza con quella misteriosa ed intensa luce che appare nel momento del trapasso.


“Figlio di nobile famiglia, ascolta. La pura luminosità della dhàrmata splende ora di fronte a te, riconoscila. In questo momento il tuo stato mentale è pura, naturale vacuità, non possiede natura propria, né sostanza, né qualità. La tua mente è luminosa e vacua, nella forma di una grande massa di luce, è il buddha della luce immortale. Riconoscilo.”

Libro tibetano dei morti, Bardo Thodol


Secondo i buddisti tibetani riconoscere questa luce sarebbe la chiave di tutto. Il segreto del libro Tibetano dei Morti è capire che tutto ciò che capita al defunto nel “bardo”, in questo angosciante mondo di passaggio, è frutto delle proprie illusioni mentali. Se si riuscirà a capire questo allora l’individuo potrà raggiungere l’illuminazione e unificarsi al tutto. Un traguardo difficilissimo che solo pochi riescono a raggiungere. Per tutti gli altri il passo successivo è una nuova reincarnazione che potrà essere in una forma umana o persino animale a seconda delle azioni buone o cattive svolte nelle precedenti vite, come previsto dalla “legge del Karma”.


ESISTE LA REINCARNAZIONE?

E se dopo la nostra morte ci reincarnassimo? Esiste la reincarnazione? Tra i casi più famosi c’è quello di Omm Seti, al secolo Dorothy Eady, che ha sostenuto per l’intero arco della sua vita di essere la reincarnazione di una ragazza egiziana educata sin da piccola per divenire sacerdotessa nel Tempio di Abydos e poi suicidatasi, all’età di quattordici anni, per difendere l’identità del suo amante, ovvero il faraone Seti.Un altro caso molto famoso riguarda una delle storie più documentate e più studiate di sempre su quest’argomento: il caso di James Leininger, il bambino che sin da piccolo ha ricordato la sua precedente vita in cui era stato un pilota americano morto sul fronte del Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale. Gli studiosi che hanno analizzato approfonditamente questa storia la considerano realmente eccezionale per la quantità e la precisione con cui i dettagli riferiti dal piccolo James hanno trovato una corrispondenza nella realtà. In tutto ci sono più di 50 memorie distinte che sono state convalidate in questo incredibile caso di presunta reincarnazione.


PROVE DELL’ESISTENZA DEL PURGATORIO?

Analizzando le antiche civiltà abbiamo scoperto che in Egitto, in Grecia e anche in Tibet esistevano vere e proprie istruzioni da seguire per attraversare una zona ultraterrena intermedia prima di arrivare alla destinazione finale. Anche per la tradizione cristiana esisterebbe una regione transitoria dove le anime purificano le loro colpe e i loro peccati commessi in vita. È il Purgatorio. Lo conosciamo in senso letterario dal nostro grande Dante Alighieri, ma che prove abbiamo della sua esistenza? La Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, soprannominata “Il Piccolo Duomo di Milano”, ospita alcuni oggetti che proverebbero addirittura l'esistenza del Purgatorio. Di cosa si tratta? Sono impronte di fuoco lasciate da persone defunte che in qualche modo sono riuscite a comunicare con il mondo dei vivi.T utto nasce da un incendio accaduto il 2 luglio del 1897 quando nel posto dove è ora la chiesa esisteva una cappella dedicata alla Madonna del Rosario. Tra le fiamme appare ai fedeli l'immagine di un volto sofferente che poi rimarrà impresso su un pannello di legno ancora visibile nella chiesa. Per molti si sarebbe trattato della manifestazione di un’anima del Purgatorio. Dopo avere visto il prodigioso fenomeno, un sacerdote franco – sardo, Padre Viktor Jouet, decide di dedicare la propria vita a erigere questa chiesa e a raccogliere le prove delle manifestazioni terrene delle anime del Purgatorio. Ad oggi questa splendida chiesa custodisce realmente qualcosa di unico al suo interno! Vere e proprie impronte di fuoco sarebbero state lasciate dalle anime di defunti su alcuni oggetti: su un libro di preghiera, sulla manica di una tonaca, sulla tela di una camicia, sulla federa di un cuscino e addirittura su un berretto da notte. Secondo alcuni sarebbero la testimonianza dell’esistenza del Purgatorio. Segni dall’aldilà impressi nel mondo fisico di anime che chiedono una preghiera dai loro cari. Secondo la tradizione, infatti, il percorso dell’anima attraverso le pene del Purgatorio può essere ridotto ed alleviato grazie alle preghiere e in special modo alle messe a suffragio del defunto. Naturalmente, anche se hanno aspetti veramente singolari che fanno riflettere, questi reperti non sono certo sufficienti a testimoniare la presenza del Purgatorio.
Tradizioni e leggende sembrano riportare una gran quantità di episodi analoghi in cui morti e vivi che si incontrano. In tutto il mondo esistono antiche tradizioni che ci parlano di particolari periodi dell’anno in cui le anime dei defunti possono ritornare e vagare nel mondo dei vivi. Tra le più conosciute c’è la festa di Halloween e “el dia de los muertos”. il “Giorno dei Morti” della tradizione messicana. Durante il periodo compreso tra il 31 ottobre e il 2 novembre gli antenati si renderebbero visibili ai propri parenti e, per questo, i messicani fanno visita ai cimiteri e adornano le loro tombe con candele, fiori, pane, vino e piatti speciali in loro onore.
Può esistere un contatto tra questi due mondi? Sembra impossibile, ma come abbiamo già detto, esistono veramente tante testimonianze di chi si è inoltrato in questo territorio di confine ed ha fatto ritorno. Tra questi ci sarebbero anche persone molto famose come: Elizabeth Taylor, Sharon Stone, George Lucas e diversi altri tra cui il medico psichiatra e pioniere della psicoanalisi Carl Gustav Jung. In moltissimi casi questa esperienza termina con la visione di una persona o entità che gli dice di tornare indietro. Questo è anche il caso di Nicoletta Colavolpe, intervistata da Freedom, che in un incidente stradale, avvenuto il 17 marzo del 1992, ha avuto un’esperienza di pre-morte. Un’esperienza in cui Nicoletta ha attraversato un tunnel di luce, ha visto il suo corpo dall’esterno, ha incontrato delle sue conoscenze, tra cui la nonna, e, alla fine, si è trovata al cospetto di un essere luminoso che le ha detto di tornare indietro.
Studi scientifici, antiche tradizioni e esperienze su cosa ci sia dopo la morte fisica non ci danno ancora la soluzione ma possono aiutarci a riflettere su cosa sia veramente importante portare avanti nella vita che stiamo conducendo.

 

Ultimo aggiornamento Venerdì 16 Ottobre 2020 14:41  


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Carl Gustav Jung

Carl Gustav Jung


Athanasius Kircher fu un personaggio molto particolare i cui interessi spaziarono in tutti i campi dello scibile umano. La sua ricerca si basava principalmente sulla comprensione dei meccanismi cardine che regolavano la natura. In totale affinità con il sentimento neoplatonico di cui fu uno dei massimi esponenti concepiva tutti gli aspetti del mondo sensibile come emanazione dell'uno dal quale andavano prendendo forma attraverso una serie di stati degradativi. Secondo Kircher questo processo di derivazione dalla fonte unica avveniva sempre con lo stesso meccanismo per ogni singolarità della natura e ciò permetteva che principi scoperti in un determinato campo erano, per analogia, applicabili ad un altro apparentemente molto diverso dal precedente. Con tale forma mentis egli poté investigare e conoscere a fondo un'infinità settori spaziando dall'astronomia alla matematica, dall'archeologia all'ottica, dalla chimica al magnetismo, dalla filosofia alla musica, dalla storia naturale alla fisica e alla gnomonica. Il suo sapere non si limitava al solo studio teorico ma era costantemente accompagnato da brillanti realizzazioni quali ad esempio il prototipo della lanterna magica che espose, insieme ad altre meraviglie meccaniche, nel suo "Wunderkammer" il primo museo della scienza al mondo. Creò inoltre una delle più antiche calcolatrici e compilò la prima rappresentazione cartografica delle correnti marine; fu il primo ad osservare il sangue umano al microscopio e con la sua decifrazione del Copto e la sua interpretazione dei geroglifici gettò le basi che portarono all'attuale decodifica dell'antica scrittura egizia.

La vita di Athanasius fu costellata da molti eventi particolari tra cui ce ne furono alcuni che lo portarono addirittura molto vicino a perdere la vita: una volta rischiò di annegare perchè cadde in una crepa apertasi in un fiume ghiacciato ma anche se faticosamente, riuscì a trarsi in salvo; durante la guerra dei trent'anni per poco non fu impiccato da un gruppo di protestanti che dopo averlo circondato e derubato lo lasciarono andare perché riconobbero qualcosa di speciale nella sua estrema calma di fronte alla fine che stava subendo; da giovane si salvò miracolosamente dallo sfracellarsi quando fu trascinato dalla corrente verso la ruota di un mulino ad acqua; un'altra volta rimase miracolosamente illeso quando, mentre stava guardando una corsa di cavalli, finì accidentalmente sotto gli zoccoli degli animali. Grazie alla sua estrema fede in Dio e nel destino che, come affermò egli stesso, lo doveva portare a compiere qualcosa di grande, mantenne sempre una straordinaria calma cosa che gli fu di notevole aiuto anche in quei frangenti pericolosi.

Il Kircher possedeva una personalità poliedrica. Il suo carattere particolare lo spinse ad praticare per ben cinque anni un curioso esercizio. Per esercitare l'umiltà si finse stupido dal momento in cui fu ammesso al noviziato dei Gesuiti di Paderbon in Vestfalia (2 ott 1618) fino a quando non fu trasferito a Coblenza nel 1623. Dotato di una spiccata sensibilità verso il metafisico ebbe diverse visioni e sogni "profetici" come quello che gli preannunciò la distruzione, per ordine di Gustavo Astolfo di Svezia(1631), del collegio dei gesuiti di Wurzburg dove egli risiedeva. Era anche un uomo in cui una sterminata curiosità si legava ad una buona dose di temerarietà e questo lo portò, non solo ad ammirare in loco le eruzioni dell' Etna e dello Stromboli (1637) e ad osservare da Tropea terremoto che distrusse Sant'Eufemia nel 1638, ma addirittura come un novello Plinio Seniores, a scendere, all'età di più di settant'anni, nel cratere del Vesuvio per eseguire delle misurazioni.

Appassionato della storia arcaica dell'uomo intraprese moltissime ricerche indirizzate al reperimento di documenti e prove legate ad episodi a cavallo tra la storia e la mitologia. In particolare i suoi interessi si diressero principalmente su Atlantide di cui possedeva un'antica mappa che esamineremo in seguito e sui più importanti resoconti biblici come il Diluvio Universale, l'Arca di Noè, la Torre di Babele ed i Giganti per cui collezionò i resti di alcuni elefanti antidiluviani ritrovati a Trapani e Palermo nel 1636 e diversi scheletri dalle misure straordinariamente grandi (Le "ossa di giganti" delle grotte di Maredolce presso Palermo).

Le informazioni sulla sua vita oltre a pervenirci dall'innumerevole quantità di opere lasciateci e dalla folta corrispondenza che tenne con più di 760 personaggi dell'epoca, fra cui scienziati (Leibniz, Torricelli e Gassendi), medici, missionari gesuiti, due imperatori del Sacro Romano Impero, papi e potentati di tutto il mondo (Cristina di Svezia), ci arrivano anche attraverso la sua autobiografia di cui riportiamo l'incipit:

    "Nacqui il 2 maggio 1602, giorno di Sant'Atanasio, alle tre della notte, nell'infelice città di Geisa, a tre ore di viaggio da Fulda. I miei genitori erano Johann Kircher e Anna Gansek, cattolici devoti, rinomati per le loro buone opere."

Cronologicamente il giovane Athanasius entrò all'età di dieci anni nel collegio gesuita di Fulda e poi, ammesso come novizio nel collegio gesuita di Paderborn (2 ottobre 1618) ivi rimase finché gli esiti delle persecuzioni della guerra dei Trent'anni lo costrinsero ad andare prima a Munster e successivamente a Colonia, dove proseguì i propri studi scientifici e umanistici. Nel 1624 si trasferì prima a Mainz, dove nel 1628 divenne sacerdote e poi presso l'Università di Würzburg in qualità di professore di filosofia, matematica e lingue orientali. Nel 1633 ricevette, praticamente in contemporanea, due illustri proposte che lo volevano l'una a Vienna per succedere a Keplero, deceduto nel 1631, nel ruolo di matematico presso la corte dell'imperatore Ferdinando II e l'altra a Roma per l'importante traduzione di alcuni vocabolari copti. Il destino lo mosse nel novembre del 1633 a Roma dove rimase per tutto il resto della sua vita fatta eccezione per un soggiorno a Malta fra il 1636 e il 1637 in qualità di confessore di Hesse-Darmstadt da poco convertitosi al cattolicesimo. Nel 1638 venne nominato professore di matematica presso il Collegio Romano, incarico che lasciò otto anni dopo per dedicarsi completamente alle sue ricerche. Morì a Roma il 27 novembre 1680 e fu sepolto nella Chiesa del Gesù mentre il suo cuore, per suo espresso volere, venne invece tumulato nella cappella di Santa Maria della Mentorella vicino a Palestrina. Questo luogo, sin dal suo primo incontro avvenuto casualmente nel 1661, ebbe un'attrazione speciale per il gesuita. La chiesetta abbandonata che lì sorgeva si poggiava sulle rovine dell'antico santuario edificato nel luogo dove era avvenuta la conversione di Sant'Eustachio e la cui fondazione risaliva secondo un'iscrizione all'imperatore Costantino come ci viene descritto nella autobiografia Kircheriana:

    "Ci avvicinammo e scoprimmo che si trattava di una chiesa in quasi completa rovina. Entrai e mi resi conto che era stata una chiesa magnifica. Rimasi stupito al pensiero che fosse stata costruita in quella terra spaventosamente desolata, e supposi che vi si nascondesse un segreto. … guidato da Dio, mi imbattei in una lastra di marmo su cui era inciso il testo seguente: In questo luogo si convertì Sant'Eustachio, allorchè il Cristo crocefisso gli apparve tra le corna di un cervo. In memoria di tale avvenimento, l'Imperatore Costantino il Grande fece erigere questa Chiesa, solennemente consacrata dal santo papa Silvestro I al culto della Madre di Dio, e di Sant'Eustachio."

Il Kircher si adoperò moltissimo per farla ristrutturare e da quel giorno decise che vi ci sarebbe recato ogni 29 settembre, giorno in cui si festeggia San Michele Arcangelo, e divenne per lui il posto dove egli più amava ritirarsi a meditare e a scrivere.

La sua poderosa produzione letteraria (più di trenta testi) lo fece apprezzare come uno dei più grandi eruditi del XVII secolo. Tra le sue opere più suggestive, ricordiamo il Prodromus Coptus sive Ægyptiacus (1636), Lingua Ægyptiaca restituta (1643), Ars Magna Lucis et umbrae in mundo (1645–1646), Obeliscus Pamphilius (1650), Musurgia universalis, sive ars magna consoni et dissoni (1650), Œdipus Ægyptiacus (1652–1655), Mundus subterraneus, quo universae denique naturae divitiae (1664–1678), Obelisci Aegyptiaci interpretatio hieroglyphica (1666), China Monumentis, qua sacris qua profanis (1667), Ars magna lucis et umbrae (1671), Arca Noë (1675), Sphinx mystagoga (1676) e Turris Babel sive Archontologia (1679).