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Freedom Magazine - I Ponti Impossibili

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Articolo pubblicato

su Freedom Magazine

(N°6 APRILE 2020)

 

Freedom Magazine - ponte del diavolo


LA LEGGENDA DEL PONTE DEL DIAVOLO

A noi incuriosiscono molto le leggende. Si narra che la costruzione del ponte venne affidata ad un esperto capomastro della zona, San Giuliano che, non riuscendo a completare l’opera per l'eccessiva difficoltà, strinse un patto con il Diavolo. Quest’ultimo lo aiutò sollevando la grande campata del ponte con la sua forca; ecco perché avrebbe questa forma irregolare così caratteristica. In cambio di questo favore il capomastro gli promise l'anima del primo essere vivente che vi fosse passato sopra. Ma San Giuliano non se la sentiva proprio di condannare all’eterno supplizio un altro essere umano, così, preso dai rimorsi, escogitò uno stratagemma e fece sì che a passare per primo fosse un cane, un pastore maremmano, per l’esattezza. Il Diavolo sentendosi beffato prese l’anima del povero animale e se ne andò infuriato. Ancora oggi c’è chi giura di intravedere la sagoma pietrificata del pastore maremmano sul fondo del fiume.


 











I PONTI IMPOSSIBILI


Ci troviamo in Toscana in uno dei tanti emozionanti viaggi per registrare nuovi servizi di “Freedom” quando ci segnalano che, nei pressi di Lucca, esistono 2 ponti veramente particolari. Si tratta di due costruzioni molto diverse tra loro ma entrambe sembrano sfidare le leggi della gravità. Una gara con la natura che in un caso è stata vinta dall’uomo e dalla sua tecnologia realizzando quello che per decenni è stato il più lungo ponte sospeso pedonale del mondo, mentre per l’altro pare ci sia voluto addirittura lo zampino del “Diavolo”. Con queste ottime premesse non ci è rimasto che andare e scoprire i misteri di questi due ponti “Impossibili”.


IL PONTE DEL DIAVOLO DI BORGO A MOZZANO

Nell’arrivare sul posto scopriamo che in tutto il mondo esistono decine di ponti del diavolo. Gli è stato dato questo nome così particolare perché le loro strutture sono ritenute talmente complesse che solo il diavolo le avrebbe potute costruire. Tra i più belli e originali c’è sicuramente il “Ponte della Maddalena” nei pressi di Borgo a Mozzano. Un ponte che colpisce per le sue arcate asimmetriche che vengono dette “a schiena d’asino”, perché più alte nel punto centrale dell’arco. Più di tutti, però, sorprende l’arcata centrale perché supera i 18 metri ed è talmente alta e ampia che sembra sfidare le legge di gravità. Questa arcata è molto più ampia delle altre due ed è proprio questa differenza che permette di avere, a chi lo osserva da fuori, una veduta di insieme veramente suggestiva e unica al mondo. Il ponte nel suo insieme appare molto slanciato ma, in passato, lo era ancora più perché l’acqua era molto più bassa. Nel secondo dopoguerra, infatti, venne costruita una diga che ha innalzato il livello del Serchio, il fiume che gli scorre sotto.
Non si hanno notizie storiche certe sulla costruzione del ponte ma per quello che sappiamo fu fatto realizzare dalla contessa Matilde di Canossa verso l'anno 1000 perché i pellegrini potessero più facilmente raggiungere Lucca. Da lì avrebbero potuto ricongiungersi alla vicina via Francigena, che li avrebbe condotti verso Roma. Ma come fece questo ponte a rimanere intatto superando terremoti, esondazioni e bombardamenti che si sono succeduti durante tutti questi secoli dalla sua costruzione? Ci sia stato lo zampino del Diavolo?
A noi incuriosiscono molto le leggende. Si narra che la costruzione del ponte venne affidata ad un esperto capomastro della zona, San Giuliano che, non riuscendo a completare l’opera per l'eccessiva difficoltà, strinse un patto con il Diavolo. Quest’ultimo lo aiutò sollevando la grande campata del ponte con la sua forca; ecco perché avrebbe questa forma irregolare così caratteristica. In cambio di questo favore il capomastro gli promise l'anima del primo essere vivente che vi fosse passato sopra. Ma San Giuliano non se la sentiva proprio di condannare all’eterno supplizio un altro essere umano, così, preso dai rimorsi, escogitò uno stratagemma e fece sì che a passare per primo fosse un cane, un pastore maremmano, per l’esattezza. Il Diavolo sentendosi beffato prese l’anima del povero animale e se ne andò infuriato. Ancora oggi c’è chi giura di intravedere la sagoma pietrificata del pastore maremmano sul fondo del fiume.
Leggenda o meno, la cosa importante è che a noi sia rimasto uno dei ponti più spettacolari del mondo. Fa impressione pensare che sia stato costruito circa 1000 anni fa e che, a quel tempo, vi fossero delle conoscenze tecnologiche tali che lo hanno poi fatto resistere tutti questi secoli e persino superare eventi naturali come la grave piena del fiume Serchio avvenuta nel 1836. Pensate che per preservarlo, il Consiglio generale della Repubblica di Lucca nel 1670 proibì con un decreto di passarvi sopra con “ceppi” e macine da mulino.

PONTE SOSPESO DI SAN MARCELLO PITEGLIO

Sembra incredibile ma a soli pochi chilometri di distanza troviamo un altro ponte che, anche se ha una storia molto differente dal primo, possiamo considerare “Impossibile”, perché, in qualche maniera, ha saputo vincere anche lui la sfida con la natura. Si tratta del Ponte Sospeso di San Marcello Piteglio e non esistono leggende che giustifichino un’opera del genere; è tutto frutto dell’ingegno e del lavoro dell’uomo.
È un ponte che mette i brividi solo ad osservarlo da fuori. È incredibilmente lungo. 227 metri di lunghezza, 80 centimetri di larghezza e 36 metri di altezza massima sull'alveo del fiume. È tutto in acciaio e fa impressione vedere che non ci sia alcun sostegno intermedio; solo due cavi lo tengono ancorato a un grosso blocco di cemento. 
Ma perché costruire un’opera del genere? Le motivazioni che portarono alla sua costruzione sono legate alle vicende dell'industria del ferro. Nelle vicinanze una volta c’era la SMI, la Società Metallurgica Italiana, e la costruzione di un ponte avrebbe consentito di abbreviare notevolmente il percorso degli operai che dal paese, Popiglio, si dovevano recare a lavorare nelle fabbriche situate sul versante opposto. Un percorso lungo ben 6 chilometri e non facile da effettuare visto che si doveva anche oltrepassare il torrente. Ma questo ponte da brividi non è solo spettacolare e funzionale, è anche un capolavoro ingegneristico. Venne realizzato su idea dall'ingegnere Vincenzo Douglas Scotti, discendente da un'antica casata scozzese e direttore del laminatoio di Mammiano Basso della Società Metallurgica Italiana (SMI).
Venne realizzato con strutture che appoggiano su quattro cavi di acciaio mantenuti in tensione. I lavori iniziarono nel 1920 con l'ausilio di una trentina di operai e il ponte venne inaugurato solo 3 anni dopo, nel giugno del 1923. La sua realizzazione destò notevole ammirazione dal punto di vista della tecnica ingegneristica cosicché il progettista ottenne congratulazioni anche dall'estero.
Per capire l’importanza e la straordinarietà della sua realizzazione lo abbiamo attraversato. È stata un’esperienza davvero particolare, fa veramente salire l’adrenalina starci sopra. Fa impressione percorrerlo soprattutto quando si arriva in prossimità del punto più alto, quando ci si trova a più di 35 metri di altezza sopra il corso del fiume Lima. Ad ogni passo il rollio aumenta ma, anche se non si ha l'impressione che si possa capovolgere, si ha la sensazione di essere sospesi nel nulla.
Fino al 2006 quest’opera deteneva il record di ponte pedonale sospeso più lungo del mondo. Un primato che nel 1990 gli ha permesso di essere inserito nel Guinness dei primati ma, dal 2006, il record è stato superato dal Kokonoe Yume Bridge in Giappone.
Il ponte da tempo ha perso la sua funzione originale, quella di consentire un più agile passaggio agli operai, ma è diventata una vera e propria attrazione per gli amanti dell’adrenalina... e noi ce ne siamo accorti!!Abbiamo fatto questo percorso in tutta sicurezza visto che la struttura ha subito nel corso degli ultimi anni importanti lavori di manutenzione e di consolidamento. Nel 2004, vennero anche sostituiti sia i cavi che i tiranti laterali, le passerelle e le protezioni con materiali più resistenti e leggeri. 
È stata un’esperienza da brividi che ci ha fatto ricordare come l’ingegno umano, a volte, per poter migliorare le proprie condizioni, riesca ad andare “oltre il confine” e a superare persino i limiti imposti dalla natura. Questo è il caso di questi due ponti “impossibili”: il Ponte del Diavolo Di Borgo A Mozzano e il Ponte Sospeso di San Marcello Piteglio.





Ultimo aggiornamento Venerdì 16 Ottobre 2020 16:18  


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Carl Gustav Jung

Carl Gustav Jung


Athanasius Kircher fu un personaggio molto particolare i cui interessi spaziarono in tutti i campi dello scibile umano. La sua ricerca si basava principalmente sulla comprensione dei meccanismi cardine che regolavano la natura. In totale affinità con il sentimento neoplatonico di cui fu uno dei massimi esponenti concepiva tutti gli aspetti del mondo sensibile come emanazione dell'uno dal quale andavano prendendo forma attraverso una serie di stati degradativi. Secondo Kircher questo processo di derivazione dalla fonte unica avveniva sempre con lo stesso meccanismo per ogni singolarità della natura e ciò permetteva che principi scoperti in un determinato campo erano, per analogia, applicabili ad un altro apparentemente molto diverso dal precedente. Con tale forma mentis egli poté investigare e conoscere a fondo un'infinità settori spaziando dall'astronomia alla matematica, dall'archeologia all'ottica, dalla chimica al magnetismo, dalla filosofia alla musica, dalla storia naturale alla fisica e alla gnomonica. Il suo sapere non si limitava al solo studio teorico ma era costantemente accompagnato da brillanti realizzazioni quali ad esempio il prototipo della lanterna magica che espose, insieme ad altre meraviglie meccaniche, nel suo "Wunderkammer" il primo museo della scienza al mondo. Creò inoltre una delle più antiche calcolatrici e compilò la prima rappresentazione cartografica delle correnti marine; fu il primo ad osservare il sangue umano al microscopio e con la sua decifrazione del Copto e la sua interpretazione dei geroglifici gettò le basi che portarono all'attuale decodifica dell'antica scrittura egizia.

La vita di Athanasius fu costellata da molti eventi particolari tra cui ce ne furono alcuni che lo portarono addirittura molto vicino a perdere la vita: una volta rischiò di annegare perchè cadde in una crepa apertasi in un fiume ghiacciato ma anche se faticosamente, riuscì a trarsi in salvo; durante la guerra dei trent'anni per poco non fu impiccato da un gruppo di protestanti che dopo averlo circondato e derubato lo lasciarono andare perché riconobbero qualcosa di speciale nella sua estrema calma di fronte alla fine che stava subendo; da giovane si salvò miracolosamente dallo sfracellarsi quando fu trascinato dalla corrente verso la ruota di un mulino ad acqua; un'altra volta rimase miracolosamente illeso quando, mentre stava guardando una corsa di cavalli, finì accidentalmente sotto gli zoccoli degli animali. Grazie alla sua estrema fede in Dio e nel destino che, come affermò egli stesso, lo doveva portare a compiere qualcosa di grande, mantenne sempre una straordinaria calma cosa che gli fu di notevole aiuto anche in quei frangenti pericolosi.

Il Kircher possedeva una personalità poliedrica. Il suo carattere particolare lo spinse ad praticare per ben cinque anni un curioso esercizio. Per esercitare l'umiltà si finse stupido dal momento in cui fu ammesso al noviziato dei Gesuiti di Paderbon in Vestfalia (2 ott 1618) fino a quando non fu trasferito a Coblenza nel 1623. Dotato di una spiccata sensibilità verso il metafisico ebbe diverse visioni e sogni "profetici" come quello che gli preannunciò la distruzione, per ordine di Gustavo Astolfo di Svezia(1631), del collegio dei gesuiti di Wurzburg dove egli risiedeva. Era anche un uomo in cui una sterminata curiosità si legava ad una buona dose di temerarietà e questo lo portò, non solo ad ammirare in loco le eruzioni dell' Etna e dello Stromboli (1637) e ad osservare da Tropea terremoto che distrusse Sant'Eufemia nel 1638, ma addirittura come un novello Plinio Seniores, a scendere, all'età di più di settant'anni, nel cratere del Vesuvio per eseguire delle misurazioni.

Appassionato della storia arcaica dell'uomo intraprese moltissime ricerche indirizzate al reperimento di documenti e prove legate ad episodi a cavallo tra la storia e la mitologia. In particolare i suoi interessi si diressero principalmente su Atlantide di cui possedeva un'antica mappa che esamineremo in seguito e sui più importanti resoconti biblici come il Diluvio Universale, l'Arca di Noè, la Torre di Babele ed i Giganti per cui collezionò i resti di alcuni elefanti antidiluviani ritrovati a Trapani e Palermo nel 1636 e diversi scheletri dalle misure straordinariamente grandi (Le "ossa di giganti" delle grotte di Maredolce presso Palermo).

Le informazioni sulla sua vita oltre a pervenirci dall'innumerevole quantità di opere lasciateci e dalla folta corrispondenza che tenne con più di 760 personaggi dell'epoca, fra cui scienziati (Leibniz, Torricelli e Gassendi), medici, missionari gesuiti, due imperatori del Sacro Romano Impero, papi e potentati di tutto il mondo (Cristina di Svezia), ci arrivano anche attraverso la sua autobiografia di cui riportiamo l'incipit:

    "Nacqui il 2 maggio 1602, giorno di Sant'Atanasio, alle tre della notte, nell'infelice città di Geisa, a tre ore di viaggio da Fulda. I miei genitori erano Johann Kircher e Anna Gansek, cattolici devoti, rinomati per le loro buone opere."

Cronologicamente il giovane Athanasius entrò all'età di dieci anni nel collegio gesuita di Fulda e poi, ammesso come novizio nel collegio gesuita di Paderborn (2 ottobre 1618) ivi rimase finché gli esiti delle persecuzioni della guerra dei Trent'anni lo costrinsero ad andare prima a Munster e successivamente a Colonia, dove proseguì i propri studi scientifici e umanistici. Nel 1624 si trasferì prima a Mainz, dove nel 1628 divenne sacerdote e poi presso l'Università di Würzburg in qualità di professore di filosofia, matematica e lingue orientali. Nel 1633 ricevette, praticamente in contemporanea, due illustri proposte che lo volevano l'una a Vienna per succedere a Keplero, deceduto nel 1631, nel ruolo di matematico presso la corte dell'imperatore Ferdinando II e l'altra a Roma per l'importante traduzione di alcuni vocabolari copti. Il destino lo mosse nel novembre del 1633 a Roma dove rimase per tutto il resto della sua vita fatta eccezione per un soggiorno a Malta fra il 1636 e il 1637 in qualità di confessore di Hesse-Darmstadt da poco convertitosi al cattolicesimo. Nel 1638 venne nominato professore di matematica presso il Collegio Romano, incarico che lasciò otto anni dopo per dedicarsi completamente alle sue ricerche. Morì a Roma il 27 novembre 1680 e fu sepolto nella Chiesa del Gesù mentre il suo cuore, per suo espresso volere, venne invece tumulato nella cappella di Santa Maria della Mentorella vicino a Palestrina. Questo luogo, sin dal suo primo incontro avvenuto casualmente nel 1661, ebbe un'attrazione speciale per il gesuita. La chiesetta abbandonata che lì sorgeva si poggiava sulle rovine dell'antico santuario edificato nel luogo dove era avvenuta la conversione di Sant'Eustachio e la cui fondazione risaliva secondo un'iscrizione all'imperatore Costantino come ci viene descritto nella autobiografia Kircheriana:

    "Ci avvicinammo e scoprimmo che si trattava di una chiesa in quasi completa rovina. Entrai e mi resi conto che era stata una chiesa magnifica. Rimasi stupito al pensiero che fosse stata costruita in quella terra spaventosamente desolata, e supposi che vi si nascondesse un segreto. … guidato da Dio, mi imbattei in una lastra di marmo su cui era inciso il testo seguente: In questo luogo si convertì Sant'Eustachio, allorchè il Cristo crocefisso gli apparve tra le corna di un cervo. In memoria di tale avvenimento, l'Imperatore Costantino il Grande fece erigere questa Chiesa, solennemente consacrata dal santo papa Silvestro I al culto della Madre di Dio, e di Sant'Eustachio."

Il Kircher si adoperò moltissimo per farla ristrutturare e da quel giorno decise che vi ci sarebbe recato ogni 29 settembre, giorno in cui si festeggia San Michele Arcangelo, e divenne per lui il posto dove egli più amava ritirarsi a meditare e a scrivere.

La sua poderosa produzione letteraria (più di trenta testi) lo fece apprezzare come uno dei più grandi eruditi del XVII secolo. Tra le sue opere più suggestive, ricordiamo il Prodromus Coptus sive Ægyptiacus (1636), Lingua Ægyptiaca restituta (1643), Ars Magna Lucis et umbrae in mundo (1645–1646), Obeliscus Pamphilius (1650), Musurgia universalis, sive ars magna consoni et dissoni (1650), Œdipus Ægyptiacus (1652–1655), Mundus subterraneus, quo universae denique naturae divitiae (1664–1678), Obelisci Aegyptiaci interpretatio hieroglyphica (1666), China Monumentis, qua sacris qua profanis (1667), Ars magna lucis et umbrae (1671), Arca Noë (1675), Sphinx mystagoga (1676) e Turris Babel sive Archontologia (1679).