Voyager Magazine - 1421 La Cina scopre l'America?

Lunedì 24 Giugno 2013 00:00 amministratore
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su Voyager Magazine

(N°10 LUGLIO 2013)


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Voyager Magazine Zeng He- 1421 - La cina scopre l'America?


1421 - la Cina scopre l’America?

Tra il 1405 ed il 1433 una delle più imponenti flotte che la storia ricordi salpò dalla Cina per dirigersi verso mari lontani. C’è chi suppone sia giunta non solo nelle Americhe, settanta anni prima di Colombo, ma abbia addirittura circumnavigato il globo quasi un secolo prima di Magellano.

Il 17 luglio del 1402 Zhu Di venne incoronato imperatore della Cina con il nome di Yongle. Fu il terzo imperatore della dinastia Ming e da molti è considerato uno dei più grandi regnanti della storia della Cina. Spostò la capitale da Nanchino a Pechino, dove fece costruire la Città Proibita, fece riparare e riaprire il Grande Canale della Cina ed impiegò più di duemila studiosi per creare la colossale “Enciclopedia Yongle”. L’imperatore Yongle fece anche qualcosa che nessun altro imperatore cinese aveva fatto prima o fece mai in seguito: commissionò una serie di viaggi esplorativi per il mondo. Fece costruire una gigantesca flotta navale e vi mise a capo l’ammiraglio Zheng He, eunuco di fede islamica e suo compagno di giochi d’infanzia. Forse per allacciare rapporti diplomatici con molte popolazioni, forse per aprire nuove rotte commerciali alternative alla “via della seta” ormai compromessa delle armate di Tamerlano, l’imperatore turco-mongolo che aveva conquistato gran parte dell'Asia, fatto sta che, agli inizi del XV secolo, la Cina si aprì al mondo e lo fece con una flotta che ancora adesso lascia sbalorditi per imponenza e struttura organizzativa. Ma dove erano dirette quelle navi e quali lontane mete raggiunsero?

Mappe misteriose

Una delle più recenti e controverse ipotesi sulle spedizioni marittime cinesi è stata formulata da Gavin Menzies, un comandante in pensione della Royal Navy. Menzies è fermamente convinto che la spedizione cinese sia giunta fino nelle Americhe ed abbia persino circumnavigato il globo. Nel suo successo editoriale “1421. La Cina scopre l'America” avanza una serie di prove a sostegno della sua tesi, basate sul ritrovamento di antiche carte nautiche, sull'analisi al computer di dati astronomici ed il rinvenimento di alcuni reperti come una scultura della dinastia Ming ritrovata in Kenia e porcellane ritrovate in Perù e California. Questa sconcertante ipotesi cominciò ad ossessionare l’ex comandante inglese quando questi si imbatté in un’enigmatica mappa: “la carta nautica di Pizzigano”. In essa vi sono raffigurate l'Europa occidentale, l'Africa occidentale, l'Oceano Atlantico, le Azzorre, le Canarie ed altre quattro isole, due blu e due rosse: le isole di Porto Rico e Guadalupa.  La carta fu pubblicata nel 1424; era la prova che qualcuno aveva già mappato porzioni delle coste americane diversi decenni prima della scoperta di Colombo? Menzies cominciò così a cercare prove e documentazione viaggiando in 120 paesi e visitando più di 900 musei e biblioteche. Il risultato? Secondo l’ex comandante inglese i cinesi avrebbero, non solo scoperto i nuovi mondi, ma li avevano pure abitati, seppur per breve tempo. La Cina, dopo decenni di esplorazioni e di sforzi congiunti tra cartografi, geografi e astronomi, iniziati già con la precedente dinastia Yuan (1279 - 1368), sarebbe riuscita a mappare i confini di gran parte del mondo. E’ convinzione di Menies che nel 1428 a Venezia, Dom Pedo, figlio maggiore del re di Portogallo, riuscì a recuperare una mappa dettagliata del globo tramite un mercante veneziano, Niccolò da Conti, che aveva navigato proprio con Zheng He. I resoconti dei marinai e soprattutto le rotte e le indicazioni contenute nelle mappe avrebbero così fornito i presupposti per le future spedizioni transoceaniche europee che caratterizzarono la fine del secolo XV. Sarebbe questa una possibile spiegazione per alcune mappe “impossibili” dove vengono rappresentati territori ancor prima di essere stati scoperti? Nella carta “Pizzigano” del 1424 sono raffigurati i Caraibi, nella mappa del famoso ammiraglio turco Piri Reis (1513) l’ America Meridionale ed Antartide e così via anche per il mappamondo di Fra Mauro (1459), la Carta del Cantino (1502), la mappa di Waldseemüller (1507) e Jean Rotz (1542).

La grande “Flotta del Tesoro” di Zheng He

La potenza della flotta cinese del XV secolo va ben oltre ogni nostra immaginazione, fu la flotta più imponente mai messa in campo sino ad allora. Nemmeno le potenze spagnole o inglesi, al loro apice, seppero organizzare una colossale armata navale paragonabile a quella comandata dall’ammiraglio cinese Zheng He: basti pensare che tra il 1405 al 1433 furono impiegati circa 28.000 uomini e ben 208 navi fra ammiraglie, bastimenti militari e vascelli, mentre l’ “Invincibile Armada”, approntata dal re di Spagna Filippo II nel 1588, contava una flotta di “sole” 138 navi. Le imbarcazioni erano tipiche navi cinesi, giunche fatte con legno di bambù leggero e resistente e raggiungevano dimensioni ragguardevoli. La nave ammiraglia di Zheng He era lunga circa 150 metri, larga 58 ed era dotata di 9 alberi e quindi di gran lunga superiore alla modesta Niña (lunga poco più di 20 metri di lunghezza, 8 di larghezza), la nave con la quale Cristoforo Colombo raggiunse l’America nel 1492. Secondo le cronache cinesi del XVI secolo, le grandi navi cinesi erano dei veri “tesori” naviganti. Vi erano lussuosi saloni di rappresentanza, ponti coperti con eleganti balconate, ringhiere e stive cariche delle merci più pregiate: manufatti in oro ed argento, porcellane Ming delle manifatture imperiali e tappezzerie intessute con seta preziosissima. A bordo vi erano anche squadre di astronomi, meteorologi, medici, farmacisti e botanici, traduttori e interpreti. Tra gli obiettivi della spedizione sicuramente non mancavano quelli esplorativi e quelli diplomatici. In ogni viaggio, venivano raccolti dati, doni e persino animali esotici come giraffe e zebre (a quel tempo sconosciuti in Cina); inviati stranieri si univano alla flotta per il viaggio di ritorno in Cina e molti furono portati a Pechino per l’inaugurazione della Città Proibita che si tenne nel 1421.

Le sette spedizioni di Zheng He

Per quasi trent’anni, dal 1405 al 1433, si susseguirono ben sette spedizioni durante le quali vennero affrontati gli oceani in ogni condizione meteorologica, furono visitate tantissime città e paesi (Ceylon, India, Cambogia, Vietnam, Golfo Persico, Arabia, Yemen, Iran, Somalia Kenia, Mozambico, Mar Rosso e la Mecca) furono avviati accordi diplomatici e furono intrapresi scambi commerciali attraverso l'innumerevole quantità di beni e preziosi presenti a bordo delle navi. Il primo viaggio cominciò nel luglio del 1405 dal porto di Suzhou, la “Venezia cinese”, vicino a Shanghai. Nel secondo viaggio (1409-1411) Zheng He sconfisse Alagonakkara, il Re di Ceylon, che gli aveva dimostrato ostilità; per questo venne catturato e deportato a Nanchino. Nella quarta spedizione (1417-1419), diretta alla volta dell’Africa, la flotta perse sicuramente una delle sue Navi. La tradizione keniota conserva ancora il ricordo di quel naufragio a fronte del quale un gruppo di marinai cinesi naufraghi decise di stabilirsi definitivamente in Kenya sposando donne locali. Ma è durante la sesta spedizione (1421-1423) che la realtà storica si incontra con le ipotesi di Gavin Menzies secondo cui, in quel periodo, furono allestite quattro grandi flotte agli ordini dei capitani Zhou Wen, Zhou Man, Yang Qing e Hong Bao che percorsero e mapparono le coste di quasi ogni angolo del globo scoprendo l'Australia, la Nuova Zelanda, le Americhe, l'Antartico, la costa settentrionale della Groenlandia ed il Passaggio a nord-est.

Una storia che doveva essere cancellata

Il settimo ed ultimo viaggio avvenne dopo la morte dell’imperatore Yongle, nel 1431, viaggio durante il quale Zheng He, all’età di 60 anni, morì ponendo di fatto fine al ciclo di spedizioni con cui la Cina si confrontò con il mondo. Con la loro morte la Cina fece improvvisamente ritorno all’isolamento che l’aveva da sempre contraddistinta. Quali furono i reali motivi che spinsero a questo repentino cambiamento di rotta? La burocrazia cinese dispose che non fossero costruite più navi tanto grandi ma soltanto piccole imbarcazioni a difesa dagli attacchi della pirateria. Fonti storiche confermerebbero, inoltre, che gli stessi documenti e carte nautiche relativi ai viaggi di Zheng He sarebbero stati distrutti o nascosti tra il 1477 e il 1480. In quel che resta dei resoconti sulla gloriosa “Flotta del Tesoro” cinese non si fa però cenno ad esplorazioni al di là dell’Oceano Indiano ed è per questo che le teorie di Menzies sono state sempre respinte sia dagli storiografi ufficiali che dalla stessa Cina, che le hanno definite null’altro che congetture. L’ex ufficiale britannico ha comunque il merito di aver messo in evidenza come, agli inizi del XV secolo, la marina cinese fosse di gran lunga superiore a quella degli europei; nessun paese europeo poteva, infatti, competere, all’epoca, con le navi cinesi a nove alberi dotate di dettagliate carte nautiche e bussole di bordo. Le distanze percorse ufficialmente (circa 50.000 chilometri), l’organizzazione e la struttura della flotta capitanata da Zheng He avevano con molta probabilità le prerogative per compiere i viaggi ipotizzati da Menzies. Forse, a quest’ora, avremmo potuto avere una “Nuova Pechino” al posto di “New York”? La storia ha comunque intrapreso il suo cammino nella direzione che conosciamo e forse non sapremo mai cosa effettivamente spinse la Cina ad “abdicare” dal ruolo di egemone dei mari lasciando il terreno libero all’Europa e alla sua sete di scoperta e di conquista.

Ultimo aggiornamento Sabato 03 Agosto 2013 10:23