Voyager Magazine - Ipazia di Alessandria

Mercoledì 24 Luglio 2013 00:00 amministratore
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su Voyager Magazine

(N°11 AGOSTO 2013)


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Voyager Magazine Ipazia di Alessandria


IPAZIA DI ALESSANDRIA

La donna che sfidò un'epoca


Ha avversato il potere nel nome della conoscenza. E andata contro le convenzioni per proclamare la libertà di pensiero. Una figura che. ha rivoluzionato il suo mondo


Durante il V secolo dopo Cristo, sotto Teodosio, nell'Impero romano il cristianesimo si è imposto come religione dominante. È stato proibito qualsiasi culto pagano e osteggiata la libertà di pensiero. È stata l'epoca di Ipazia: donna pagana, scienziata di grande fama e guida della scuola filosofica neoplatonica di Alessandria, che ha pagato con una morte cruenta questo difficile e oscuro passaggio.

Una mente libera fuori dal comune

Ipazia, con il suo tribon (il mantello del filosofo) era solita passeggiare per le vie del centro di Alessandria d'Egitto, parlando di Platone, Aristotele di altri filo sofi con chi era interessato ad ascoltarla. Ha vissuto tra la fine del IV e gli inizi del V secolo dopo Cristo. Si è interessata di astronomia, matematica, filosofia e scienze. Non solo: ha aderito alla corrente neoplatonica e, sebbene donna, ha insegnato pubblicamente filosofia. Una grande figura femminile che, riscoperta nel periodo illuministico, ha saputo infiammare coloro che avevano a cuore la libertà di pensiero. Ipazia può essere considerata l'ultimo baluardo di un'epoca che, soffocata dall'avidità politica e dal fanatismo religioso, stava volgendo al termine. Di questo tumultuoso cambiamento ha pagato le conseguenze tutta la città di Alessandria. Su tutti il Serapeo, complesso distrutto  insieme alla preziosa biblioteca. E ne ha pagato le conseguenze lpazia, barbaramente trucidata. Con la sua morte è tramontato definitivamente lo splendore della cultura alessandrina.

Una vita avvolta dal mistero

Ipazia è oggi ricordata come la prima matematica storicamente nota, ma poco si sa di lei. I suoi testi sono andat i tutti distrutti, mentre della vita e  delle opere ci restano poche testimonianze scritte. Sappiamo che è nata ad Alessandria d'Egitto tra il 355 ed il 368 dopo Cristo. Il padre, Teone, era  un  importante filosofo e matematico, autore di testi volti a facilitare lo studio e la comprensione della matematiche. Ipazia, tuttavia, non si è limitata ad apprendere gli insegnamenti paterni, ma è andata oltre. Grazie alla sua saggezza e abilità nella dialettica, è stata amata, rispettata e considerata da governanti e politici come un punto di riferimento. Filosofa neo platonica, molto probabilmente, già dal 393 d.C. ha guidato la scuola alessandrina. Più difficile è stabilire quale reale contributo abbia dato al sapere scientifico della comunità. La testimonianza forse più importante in questo senso la si deve a Sinesio di Cirene, giunto ad Alessandria per diventare suo discepolo. Quando, in seguito, è stato consacrato vescovo cristiano di Tolemaide, ha scritto diverse lettere alla sua "riverita maestra". Siamo, così, venuti a conoscenza del fatto che lpazia ha perfezionato, sia dal punto di vista teorico che pratico, l'astrolabio. Nonostante fosse una donna molto bella scelse la castità, sacrificando la possibilità di diventare moglie e madre per poter servire la libertà di pensiero. Superò anche l'emancipata cultura alessandrina, diventando un importante personaggio pubblico e ponendosi come elemento di rottura con il lato misogino delle tre culture dell'epoca: greca, romana e cristiana.

La Chiesa si sostituisce all'Impero

Il 476 d.C. è la data che viene formalmente fissata dagli storici per indicare la caduta dell'Impero romano d'occidente. Sono stati spesi fiumi d'inchiostro per stabilire quali siano state le ragioni precise che abbiano portato alla fine uno degli imperi più longevi della storia, ma non si è mai giunti a una conclusione univoca e concorde da parte degli studiosi. Il cristianesimo, senza dubbio, ha esercitato un ruolo non marginale in questa vicenda, dato che la sua espansione è stata favorita da un preciso disegno politico che considerava l'unità del mondo cristiano condizione indispensabile alla stabilità della potenza imperiale. Di fatto, mentre l'uno si avviava al tramonto, l'altro assumeva connotazioni sempre più politiche. Uno degli attori fondamentali di questa lunga trasformazione è stato l'imperatore Teodosio che ha regnato dal 379 al 395 dopo Cristo: nel380, insieme agli imperatori Graziano e Valentiniano Il, ha emanato l'Editto di Tessalonica, grazie al quale il cristianesimo è diventato la religione unica dell'impero. Contestualmente sono stati proibiti l'arianesimo e i culti pagani ed è stato riconosciuto il primato in materia di teologia alle due sedi episcopali di Roma e Alessandria d'Egitto.

La situazione degenera

Tra il 391 e il 392 d.C. sono stati emanati i Decreti teodosiani, che attuavano l'editto di Tessalonica: è stato proibito l'accesso ai templi pagani, così come l'adorazione delle statue e l'immolazione di vittime nei sacrifici. Anche il Tempio di Artemide di Efeso, una delle sette meraviglie del mondo, è stato interdetto a seguito dell'editto. Le reazioni dei non cristiani non hanno tardato ad arrivare: ci sono state grandi manifestazioni di protesta sfociate in vere e proprie occupazioni armate dei luoghi di culto. Gli scontri tra pagani ed esercito imperiale cristiano si sono risolti con devastazioni, distruzioni di statue e templi, per raggiungere l'apice con il Serapeo di Alessandria d'Egitto. Le proteste hanno portato la comunità pagana della città a occupare la biblioteca del tempio di Serapide: il tutto si risolse con l'intervento di· gruppi di fanatici religiosi cristiani, incitati da Teofilo, allora vescovo di Alessandria, che hanno demolito, pietra per pietra, il bellissimo tempio e sui suoi resti hanno fatto edificare una chiesa dedicata a san Giovanni Battista. Anche se non c'è una versione univoca nei testi storici su come sia effettivamente avvenuta la distruzione del Serapeo, questo episodio resta un evento condannato dalla maggior parte degli storici e additato ad esempio di uso distorto della religione per la strumentalizzazione delle masse. La morte di lpazia Nel 412 d.C. a Teofilo succedette il nipote Cirillo. I contrasti religiosi invece di attenuarsi si inasprirono. Cirillo ha perseguitato sistematicamente i novaziani, gli ebrei e i pagani, come a voler epurare la città della loro scomoda presenza. A due anni dalla sua elezione a vescovo di Alessandria, a seguito delle violenze intercorse  tra cristiani ed ebrei, ha cacciato questi ultimi dalla città, trasformando le sinagoghe di Alessandria in chiese. Probabilmente per questa politica intransigente è entrato in contrasto con Oreste, l'allora governatore imperiale di Alessandria. Diversi scrittori del passato hanno attribuito la causa della morte di Ipazia proprio ai dissidi intercorsi tra i due uomini più potenti della città. Sembra che l'influenza della filosofa nei confronti di Oreste abbia impedito una sua riconciliazione con il vescovo. Ciò emerge chiaramente in un passo della Storia ecclesiastica di Niceforo Callisto che non tralascia di descrivere anche i macabri dettagli della cruenta morte di Ipazia. Vero è che la filosofa e astronoma aveva avuto frequenti incontri con Oreste. Questo fatto è stato interpretato calunniosamente dal popolino cristiano che ha pensato  fosse lei a impedire a Oreste di riconciliarsi con il vescovo Cirillo d'Alessandria. Gli eventi, così, sono precipitati rapidamente. Un gruppo di uomini, guidati da un certo Pietro, hanno teso a Ipazia un'imboscata mentre tornava a casa. L'hanno tratta fuori dalla carrozza e portata nella chiesa chiamata Caesareum. Qui, dopo averla completamente spogliata, l'hanno uccisa a sassate. Dopo avere fatto il corpo a pezzi, poi, hanno portato i lembi strappati in un luogo chiamato Cinaron e là li hanno bruciati.

Assassinio di potere

In molti dietro l'omicidio di Ipazia hanno visto un chiaro disegno politico di Cirillo. Il vescovo non si sarebbe fatto scrupoli nel togliere di mezzo qualsiasi ostacolo tra lui e il potere con il  sostegno dei parabalani, monaci del deserto egizio che il vescovo avrebbe strumentalizzato come propria milizia privata ad Alessandria. Nel suo Jpazia. La vera storia Silvia Ronchey fa notare come dietro l'assassinio della donna ci possa essere stato un progetto ben definito di Cirillo: un piano che prevedeva prima l'eliminazione della componente giudaica come lobby dominante ad Alessandria e, in seguito, l'eliminazione della figura del filosofo come garante civico a cui sarebbe dovuta succedere quella del vescovo. Per secoli i filosofi erano stati il riferimento civico, morale e sociale per la politica e la società. L'uccisione di Ipazia potrebbe essere stata, dunque, un attacco al ruolo della filosofia. Eliminare un esponente di spicco, avrebbe significato poter liberamente sostituire la Chiesa nella funzione che era prerogativa dei filosofi. Non sapremo mai, probabilmente, se Cirillo abbia avuto realmente questi fini o sia stato solo corresponsabile per aver perseguito una politica di odio e di accanimento. Un omicidio così efferato sarebbe servito forse a scoraggiare chiunque fosse stato intenzionato a prenderne il posto? Di certo i discepoli di Ipazia sono espatriati senza lasciare tracce e Cirillo non ha avuto più grandi ostacoli nell'agire. Singolare è il fatto che il vescovo sia tuttora considerato il più importante padre della Chiesa orientale dopo Atanasio di Alessandria. Il 28 luglio 1882 è stato addirittura proclamato santo e dottore della Chiesa.

Fine di un'era

Nel corso dei secoli la figura di Ipazia è stata dimenticata, riscoperta e rivalutata e, allo stesso tempo, mistificata ed esaltata. Ma a renderla immortale è l'incredibile serie di concomitanze storico-culturali che si sono concentrate in quel periodo, in quella città e nella figura che rappresentava. Può essere considerata martire, perché pagò con la vita ogni aspetto della sua esistenza: l'essere donna, pagana, erudita, filosofa. E anche essere vissuta ad Alessandria d'Egitto nel IV secolo dopo Cristo, durante uno degli scontri più turbolenti e decisivi per quello che sarebbe stato poi il futuro del mondo occidentale. Lo scontro tra due forze imponenti: la cultura alessandrina e la politica del crescente impero cattolico. Gli episodi accaduti al Sarapeo, le repressioni e la violenza praticata ad Alessandria durante quel periodo lasciano intendere con quali strumenti e spietatezza si è svolto quello scontro. L'esito della disputa è noto: Ipazia pagò con la vita. E con la sua morte hanno avuto fine anche il paganesimo e la cultura alessandrina. Si è spento quel faro di sapienza che illuminava il mondo ed è tramontato il sogno di Alessandro Magno. Il mondo occidentale è piombato nel buio culturale per otto secoli per riaffiorare, poi, nell'umanesimo quando, a seguito delle crociate, sono stati riscoperti i vecchi testi alessandrini conservati dalla civiltà araba. Come ben sottolineato da Adriano Petta e Antonino Colavito in Ipazia. Vita e sogni di una scienziata del IV secolo, più di tutti rimane un rammarico: "Quale grande progresso avremmo potuto raggiungere ora se Ipazia e l'eccelsa scuola alessandrina fossero stati lasciati liberi di proseguire il loro lavoro?"

Ultimo aggiornamento Lunedì 19 Agosto 2013 06:07