Freedom Magazine - La Fontana di Trevi

Sabato 01 Febbraio 2020 00:00 amministratore
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su Freedom Magazine

(N°4 FEBBRAIO 2020)

 

Freedom Magazine - LA FONTANA DI TREVI


LA MACCHINA IDRAULICA DI CAMILLO AGRIPPA

Nel 1576 venne realizzato un sistema di pompaggio dal canale dell'acquedotto, per permettere l'utilizzo dell'acqua da parte di villa Medici. Un sistema sofisticato che sfruttava l’energia fornita da una ruota idraulica per azionare una pompa in grado di sollevare l'acqua per i 35 metri di dislivello del giardino della villa. Per un curioso gioco del destino questo matematico e ingegnere esperto di idraulica si chiamava Camillo Agrippa, come Agrippa che aveva fatto costruito l’acquedotto.

IL BARBIERE E LA FONTANA

La tradizione romana riporta un curioso aneddoto sulla Fontana di Trevi legato ad un barbiere che aveva la propria bottega al pian terreno del Palazzo Castellani, proprio al lato destro della fontana. I lavori della fontana durarono per ben 30 anni, dal 1732 al 1762. Durante questo periodo il suo architetto Nicola Salvi avrà sicuramente ricevuto sia attestazioni di merito che critiche da parte degli abitanti e dei commercianti della zona, ma le lamentele di un barbiere dovevano essere state particolarmente insopportabili. Si dice infatti che proprio per punire questo atteggiamento che Salvi fece scolpire un enorme vaso davanti al negozio del barbiere, in modo che questi non avrebbe più potuto ammirare le bellezze di una fontana che aveva così aspramente criticato. Effettivamente, il vaso, che i romani conoscono come “Asso di Coppe” per la somiglianza con la carta da gioco, risulta un oggetto piuttosto estraneo a tutto il resto della composizione decorativa della Fontana.










LA FONTANA DI TREVI


Quale elemento ha contribuito maggiormente allo sviluppo di Roma, a far sì che Roma potesse evolvere nella grandiosa città che tutti noi conosciamo? L’Acqua! Gli antichi romani seppero erigere delle opere immortali per il trasporto di questo prezioso liquido verso la capitale. Nei marmi della Barcaccia, opera di Pietro Bernini, padre del famoso Gian Lorenzo, scorre da secoli l’Acqua Vergine e questo grazie ad un’opera di 2000 anni fa, un’opera immensa che ha dovuto superare una sfida quasi impossibile. L’acquedotto vergine è l’unico acquedotto al mondo ancora funzionante dai tempi degli antichi Romani e il nostro percorso parte proprio da qui; seguiremo il corso di quest’acqua perché ci condurrà nella Fontana più famosa del mondo: la Fontana di Trevi. 
Piazza di Spagna, la Scalinata di Trinità dei Monti, la Barcaccia offrono una scenografia indescrivibile che rende Roma una città unica e meravigliosa. Possibile che proprio sotto queste bellezze artistiche ci siano luoghi segreti in grado di sorprenderci ancora di più? Da una anonima porticina accanto a Villa Medici è possibile entrare in un posto tanto nascosto quanto magico; un posto che decisamente non ti aspetti! È la scalinata del Pincio, una meravigliosa scala a chiocciola che scende dal Pincio per circa 25 metri verso il basso, praticamente ricoprendo tutto il dislivello della Scalinata di Trinità dei Monti. Già dalla cima della scalinata si può sentire il lento scorrere dell’acqua! È l’acqua vergine che procede in questi condotti silenziosa ed inesorabile da più di 2000 anni.
La meravigliosa scalinata del Pincio è in stile rinascimentale e venne costruita nella seconda parte del ‘500 dall’allora possessore della proprietà: il cardinale Giovanni Ricci da Montepulciano. Venne realizzata per poter portare in alto l’acqua a Villa Medici. Un lavoro che potrebbe sembrare oggi sproporzionato ma bisogna considerare che al tempo si disponeva della sola acqua del Tevere o dell’acqua piovana e quindi avere acqua fresca e pulita era un bene da ottenere anche con grandi sforzi. Non si sa chi effettivamente costruì questa scala ma sappiamo che venne ricavata rimaneggiando un pozzo di un antico acquedotto romano allora ancora funzionante. Basta scendere i 117 gradini della scalinata per intercettare l’antico acquedotto.
Si tratta dell’acquedotto Vergine voluto da Augusto e realizzato da suo genero: l'architetto Marco Vipsanio Agrippa. Agrippa, per intenderci, era colui a cui si deve l'edificazione del Pantheon. L’ acquedotto, inaugurato il 9 giugno del 19 a.C., aveva una grossa importanza perché non solo doveva rifornire varie parti della capitale ma anche arrivare ad alimentare le prime terme pubbliche dell’impero volute dallo stesso Agrippa. L'acquedotto Vergine è uno degli 11 acquedotti storici che portavano acqua a Roma ma è l'unico, seppur con portata variabile nel tempo, ad essere rimasto sempre in funzione. L’acqua è stata sempre una risorsa preziosa che doveva essere custodita e manutenuta. All’epoca degli antichi Romani, come ora, c’erano intere squadre di operai che la mantenevano efficiente. Vennero poi adottati anche degli accorgimenti particolari come, ad esempio, il fatto di realizzare un percorso non rettilineo. Si tratta di un meccanismo per rallentare la velocità dell’acqua. Con un andamento sinuoso e non rettilineo l’acqua tende a formare dei piccoli mulinelli lungo le pareti che ne rallentano la marcia e questo favorisce il deposito di eventuali corpi sospesi.
I cunicoli dell’acquedotto sono percorribili e si pensa che in alcune circostanze vennero usati dall’esercito romano per sorprendere i nemici alle spalle. In quelle occasioni, l’afflusso di acqua veniva interrotto per permettere un più facile attraversamento dei soldati. Allo stesso tempo però questo percorso sotterraneo poteva risultare una minaccia perché di fatto costituiva un canale di ingresso nella città capace di eludere le possenti mura aureliane Il generale bizantino Belisario fece occludere alcuni ingressi dell’acquedotto quando nel 537 i Goti cercarono di penetrare in queste gallerie. C’è una vecchia storia in cui si racconta che le guardie romane di Belisario riferirono di aver visto nell’acquedotto degli occhi di lupo. In realtà si sarebbe trattato solo delle fiaccole dei barbari che, per la suggestione, vennero scambiate per gli occhi rossi dell’animale.
L’acquedotto venne realizzato perché la sorgente era veramente di ottima qualità e, allo stesso tempo, garantiva una grossa risorsa di acqua: la portata originaria raggiungeva ben 1200 l/s di acqua. Qual è però il segreto che ha permesso all’Acquedotto Vergine di essere l'unico che non ha mai smesso di funzionare? L’Acqua Vergine, che è stata considerata sempre l’acqua più buona di Roma, risulta priva del carbonato di calcio. Il calcare, infatti, tende ad accumularsi ai bordi e, con il passare del tempo, finisce per ostruire completamente i condotti. Senza la formazione del calcare quest’acquedotto ha potuto funzionare anche nel periodo delle invasioni barbariche quando era sprovvisto di un regolare servizio di manutenzione. Furono i Papi del ‘500 che si impegnarono poi a ripristinare la funzionalità di queste preziosissime opere idrauliche.
Stando ad una leggenda fu una fanciulla, una “vergine”, ad indicare il luogo della sorgente a dei soldati romani che erano in cerca di una nuova fonte d’acqua. Il luogo segnalato era Salone, sulla via Collatina ad est di Roma. A causa del piccolo dislivello tra sorgente e arrivo l’acquedotto venne realizzato con un tragitto non rettilineo studiato per evitare forti sbalzi di pendenza. Un percorso quasi completamente sotterraneo, e forse anche per questo si è salvato dalla distruzione dei barbari. Il livello di progettazione e di esecuzione dei lavori che aveva raggiunto l’antica Roma riesce a sbalordirci ancora oggi. Le abilità costruttive dei romani riuscirono a vincere una sfida quasi impossibile. Furono in grado di realizzare l’acquedotto garantendo una pendenza di soli 18-22 cm al km perché il dislivello tra sorgente e arrivo era di circa 6 metri. Ci vogliono 23 ore perché l’acqua possa percorrere tutto il tragitto.
L’acquedotto faceva il suo ingresso in città nei pressi del Pincio in corrispondenza del belvedere, passava al di sotto di Villa Medici per terminare alle terme di Agrippa (i cui resti si trovano ora sotto il Senato). Un percorso di circa 20 km che ancora oggi alimenta i meravigliosi giochi d’acqua delle fontane più belle di Roma: la Barcaccia, la Fontana del Pantheon, la Fontana dei Quattro Fiumi di Piazza Navona e la Fontana di Trevi, la fontana più famosa del mondo. Ogni giorno, migliaia di turisti si accalcano per lanciare la fatidica monetina come gesto di buon augurio per tornare nuovamente a Roma.
La fontana di Trevi ha delle misure ragguardevoli: 20 metri di larghezza e 26 di altezza. Possiede una scenografia maestosa ma allo stesso tempo elegante: un’enorme scogliera rocciosa su cui domina l’imponente statua di “Oceano”. Il Dio dei mari è raffigurato sopra un carro a forma di conchiglia ed è trainato da due cavalli marini, uno placido e l'altro agitato, a simboleggiare questi due caratteristici aspetti del mare. Alla destra di “Oceano” si trova una rappresentazione della vergine romana che, secondo l’antica leggenda, avrebbe indicato ai soldati romani assetati le sorgenti dell'acqua. A realizzarla fu il romano Nicola Salvi il cui progetto, di evidente ispirazione berniniana, fu selezionato tra i molti bozzetti inviati. La fontana venne inaugurata il 22 maggio 1762, anche se il Salvi, morto prematuramente, non riuscì ad ultimare l'opera. In epoca romana era presente una fontana con tre vasche collocata al centro dell'incrocio di tre strade antiche che costituivano il “trivium”. Molto probabilmente è per questo venne chiamata di “Trevi”. 
Alle spalle della Fontana, dentro palazzo Poli, si trovano i cosiddetti “Bottini” ossia i serbatoi della Fontana; si chiamano così per via della forma a botte della volta. In questo spazio c’era un’enorme vasca per la decantazione dell’acqua che serviva a toglierne le impurità. In una tabella affissa al muro sono ancora presenti le forniture di acqua che venivano erogate in passato come ad esempio il “collegio romano”, ora sede del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) o il “palazzo del Senato” che corrispondeva proprio alla parte terminale dell’antico acquedotto, dove erano una volta le terme di Agrippa. 
I meravigliosi giochi d’acqua e la monumentalità delle statue forniscono una scenografia altamente suggestiva che rende fontana di Trevi la fontana più famosa al mondo. Un capolavoro artistico in bella mostra che va meritatamente ad esaltare un capolavoro ingegneristico nascosto di non minor importanza: l’acquedotto Vergine.




Ultimo aggiornamento Venerdì 16 Ottobre 2020 15:08