Athanasius  Kircher fu un personaggio molto particolare i cui interessi spaziarono  in tutti i campi dello scibile umano. La sua ricerca si basava                  principalmente sulla comprensione dei meccanismi cardine  che regolavano la natura. In totale affinità con il sentimento  neoplatonico di cui fu uno dei massimi esponenti concepiva tutti gli  aspetti del mondo sensibile come                  emanazione dell'uno dal quale andavano prendendo forma  attraverso una serie di stati degradativi. Secondo Kircher questo  processo di derivazione dalla fonte unica avveniva sempre con lo stesso  meccanismo per ogni singolarità della                  natura e ciò permetteva che principi scoperti in un  determinato campo erano, per analogia, applicabili ad un altro  apparentemente molto diverso dal precedente. Con tale forma mentis egli  poté investigare e conoscere a fondo                  un'infinità settori spaziando dall'astronomia alla  matematica, dall'archeologia all'ottica, dalla chimica al magnetismo,  dalla filosofia alla musica, dalla storia naturale alla fisica e alla  gnomonica. Il suo sapere non si limitava                  al solo studio teorico ma era costantemente accompagnato  da brillanti realizzazioni quali ad esempio il prototipo della lanterna  magica che espose, insieme ad altre meraviglie meccaniche, nel suo "Wunderkammer"  il primo                  museo della scienza al mondo. Creò inoltre una delle più  antiche calcolatrici e compilò la prima rappresentazione cartografica  delle correnti marine; fu il primo ad osservare il sangue umano al  microscopio e con la sua decifrazione                  del Copto e la sua interpretazione dei geroglifici gettò  le basi che portarono all'attuale decodifica dell'antica scrittura  egizia.
La  vita di Athanasius fu costellata da molti eventi particolari tra cui ce  ne                  furono alcuni che lo portarono addirittura molto vicino a  perdere la vita: una volta rischiò di annegare perchè cadde in una  crepa apertasi in un fiume ghiacciato ma anche se faticosamente, riuscì a  trarsi in salvo; durante la                  guerra dei trent'anni per poco non fu impiccato da un  gruppo di protestanti che dopo averlo circondato e derubato lo  lasciarono andare perché riconobbero qualcosa di speciale nella sua  estrema calma di fronte alla fine che stava                  subendo; da giovane si salvò miracolosamente dallo  sfracellarsi quando fu trascinato dalla corrente verso la ruota di un  mulino ad acqua; un'altra volta rimase miracolosamente illeso quando,  mentre stava guardando una corsa di                  cavalli, finì accidentalmente sotto gli zoccoli degli  animali. Grazie alla sua estrema fede in Dio e nel destino che, come  affermò egli stesso, lo doveva portare a compiere qualcosa di grande,  mantenne sempre una straordinaria                  calma cosa che gli fu di notevole aiuto anche in quei  frangenti pericolosi.
Il  Kircher possedeva una personalità poliedrica. Il suo carattere  particolare lo spinse ad praticare per ben cinque anni un curioso                  esercizio. Per esercitare l'umiltà si finse stupido dal  momento in cui fu ammesso al noviziato dei Gesuiti di Paderbon in  Vestfalia (2 ott 1618) fino a quando non fu trasferito a Coblenza nel  1623. Dotato di una spiccata                  sensibilità verso il metafisico ebbe diverse visioni e  sogni "profetici" come quello che gli preannunciò la distruzione,  per ordine di Gustavo Astolfo di Svezia(1631), del collegio dei gesuiti  di Wurzburg dove egli                  risiedeva. Era anche un uomo in cui una sterminata  curiosità si legava ad una buona dose di temerarietà e questo lo portò,  non solo ad ammirare in loco le eruzioni dell' Etna e dello Stromboli  (1637) e ad osservare da Tropea                  terremoto che distrusse Sant'Eufemia nel 1638, ma  addirittura come un novello Plinio Seniores, a scendere, all'età di più  di settant'anni, nel cratere del Vesuvio per eseguire delle misurazioni.
Appassionato  della                  storia arcaica dell'uomo intraprese moltissime ricerche  indirizzate al reperimento di documenti e prove legate ad episodi a  cavallo tra la storia e la mitologia. In particolare i suoi interessi si  diressero principalmente su                  Atlantide di cui possedeva un'antica mappa che  esamineremo in seguito e sui più importanti resoconti biblici come il  Diluvio Universale, l'Arca di Noè, la Torre di Babele ed i Giganti per  cui collezionò i resti di alcuni elefanti                  antidiluviani ritrovati a Trapani e Palermo nel 1636 e  diversi scheletri dalle misure straordinariamente grandi (Le "ossa di giganti" delle grotte di Maredolce presso Palermo).
Le  informazioni sulla sua vita                  oltre a pervenirci dall'innumerevole quantità di opere  lasciateci e dalla folta corrispondenza che tenne con più di 760  personaggi dell'epoca, fra cui scienziati (Leibniz, Torricelli e  Gassendi), medici, missionari gesuiti, due                  imperatori del Sacro Romano Impero, papi e potentati di  tutto il mondo (Cristina di Svezia), ci arrivano anche attraverso la sua  autobiografia di cui riportiamo l'incipit: 
 
"Nacqui  il 2 maggio 1602, giorno di Sant'Atanasio, alle tre della notte,  nell'infelice città di Geisa, a tre ore di viaggio da Fulda. I miei  genitori erano Johann Kircher e Anna Gansek, cattolici devoti,                      rinomati per le loro buone opere." 
Cronologicamente  il giovane Athanasius entrò all'età di dieci anni nel collegio gesuita  di Fulda e poi, ammesso come novizio nel collegio gesuita di Paderborn  (2 ottobre 1618) ivi rimase finché gli esiti delle persecuzioni della                  guerra dei Trent'anni lo costrinsero ad andare prima a  Munster e successivamente a Colonia, dove proseguì i propri studi  scientifici e umanistici. Nel 1624 si trasferì prima a Mainz, dove nel  1628 divenne sacerdote e poi presso                  l'Università di Würzburg in qualità di professore di  filosofia, matematica e lingue orientali. Nel 1633 ricevette,  praticamente in contemporanea, due illustri proposte che lo volevano  l'una a Vienna per succedere a Keplero,                  deceduto nel 1631, nel ruolo di matematico presso la  corte dell'imperatore Ferdinando II e l'altra a Roma per l'importante  traduzione di alcuni vocabolari copti. Il destino lo mosse nel novembre  del 1633 a Roma dove rimase per                  tutto il resto della sua vita fatta eccezione per un  soggiorno a Malta fra il 1636 e il 1637 in qualità di confessore di  Hesse-Darmstadt da poco convertitosi al cattolicesimo. Nel 1638 venne  nominato professore di matematica presso                  il Collegio Romano, incarico che lasciò otto anni dopo  per dedicarsi completamente alle sue ricerche. Morì a Roma il 27  novembre 1680 e fu sepolto nella Chiesa del Gesù mentre il suo cuore,  per suo espresso volere, venne invece                  tumulato nella cappella di Santa Maria della Mentorella  vicino a Palestrina. Questo luogo, sin dal suo primo incontro avvenuto  casualmente nel 1661, ebbe un'attrazione speciale per il gesuita. La  chiesetta abbandonata che lì                  sorgeva si poggiava sulle rovine dell'antico santuario  edificato nel luogo dove era avvenuta la conversione di Sant'Eustachio e  la cui fondazione risaliva secondo un'iscrizione all'imperatore  Costantino come ci viene descritto                  nella autobiografia Kircheriana: 
 
"Ci  avvicinammo e scoprimmo che si trattava di una chiesa in quasi completa  rovina.    Entrai e mi resi conto che era stata una chiesa  magnifica.    Rimasi stupito al pensiero che                      fosse stata costruita in quella terra  spaventosamente desolata,  e supposi che vi si nascondesse un segreto. …  guidato da Dio, mi imbattei in una lastra di marmo su cui era inciso il  testo seguente: In questo luogo si                      convertì  Sant'Eustachio, allorchè il Cristo  crocefisso gli apparve tra le corna di un cervo.  In memoria di tale  avvenimento, l'Imperatore Costantino il Grande fece erigere questa  Chiesa, solennemente consacrata dal                      santo papa Silvestro I al culto della Madre di Dio, e  di Sant'Eustachio." 
Il  Kircher si adoperò moltissimo per farla ristrutturare e da quel giorno  decise che vi ci sarebbe recato ogni 29 settembre, giorno in cui si  festeggia San Michele Arcangelo, e divenne per lui il posto dove egli  più amava                  ritirarsi a meditare e a scrivere.
La  sua poderosa produzione letteraria (più di trenta testi) lo fece  apprezzare come uno dei più grandi eruditi del XVII secolo. Tra le sue  opere più suggestive, ricordiamo il                  Prodromus Coptus sive Ægyptiacus (1636), Lingua  Ægyptiaca restituta (1643), Ars Magna Lucis et umbrae in mundo  (1645–1646), Obeliscus Pamphilius (1650), Musurgia universalis, sive ars  magna consoni et dissoni (1650), Œdipus                  Ægyptiacus (1652–1655), Mundus subterraneus, quo  universae denique naturae divitiae (1664–1678), Obelisci Aegyptiaci  interpretatio hieroglyphica (1666), China Monumentis, qua sacris qua  profanis (1667), Ars magna lucis et umbrae                  (1671), Arca Noë (1675), Sphinx mystagoga (1676) e  Turris Babel sive Archontologia (1679).