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Freedom Magazine - Giotto - la vera storia della stella cometa

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Articolo pubblicato

su Freedom Magazine

(N°2 DICEMBRE 2019)

 

Freedom Magazine - GIOTTO E LA CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI

 

L'OROLOGIO DI PIAZZA DEI SIGNORIA

All’epoca di Giotto, nel 1300, Padova è molto attiva nel settore astronomico. Basta sollevare lo sguardo in Piazza dei Signori per vedere ancora oggi un gioiello astronomico di eccezionale valore. Si tratta di orologio astronomico-astrologico, il primo esemplare del suo genere in Europa e considerato come la summa della conoscenza dell’universo che i nostri antenati avevano nella Padova del 1300.Nei suoi meccanismi, ancora funzionanti, è possibile individuare non solo le fasi lunari ma anche la posizione dei pianeti, le congiunzioni planetarie, le opposizioni, i trini e quanto altro l’astrologia di allora prevedeva come fondamentale per poter elaborare l’oroscopo. Un’opera importante e scenografica che non solo impreziosisce la piazza-salotto di Padova per la sua bellezza artistica e scientifica ma ci ricorda come una volta il Cielo e le stelle, attraverso credenze e conoscenze, scandivano il tempo della vita di ogni nostro giorno.


LA VIA PER LA SALVEZZA

I meravigliosi affreschi della Cappella degli Scrovegni oltre a mostrarci tutta la loro bellezza ci indicano la via per la salvezza. C’è un vero e proprio messaggio religioso che si nasconde negli affreschi situati nella parte più in basso. Lungo lo zoccolo sono infatti rappresentate le raffigurazioni (allegorie) dei “Vizi e delle Virtù”. Tutte seguono la direzione verso il Giudizio Universale in fondo (nella controfacciata): i vizi sulla destra porteranno inesorabilmente all’inferno mentre le virtù, sul lato sinistro, guideranno il fedele verso il paradiso. È un vero e proprio “ammonimento” che il fedele doveva percepire al suo ingresso nella cappella mentre all’uscita, una volta giunto al cospetto del “Giudizio Universale”, doveva trarne le conclusioni. Un percorso per riflettere sulle conseguenze delle proprie scelte e su quale sia la strada da intraprendere nel cammino della vita: quella dei vizi o quella delle virtù.


LA BASILICA PALLADIANA AGLI OCCHI DI GOETHE

«Non è possibile descrivere l'impressione che fa la Basilica di Palladio»

Johann Wolfgang von Goethe, Viaggio in Italia, lettera del 19 settembre 1786

 

 


 

 

 


 

 

 


GIOTTO E LA CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI

LA VERA STORIA DELLA STELLA COMETA


Tutti conosciamo la Stella Cometa come la stella che, secondo la tradizione, indicò ai Re magi la direzione per raggiungere il neonato messia: il bambino Gesù. Ma si è trattato davvero di una stella cometa? Per scoprirlo dobbiamo seguire la sua scia che, tra storia, scienza e arte ci porta dritti alla città di Padova. Proprio nell’antica tradizione astronomica di questa città, dove scienza e astrologia hanno vissuto momenti di unione e di contrasto, potremo trovare delle risposte a questo enigma. Gli indizi più importanti ci conducono in due luoghi realmente fantastici della città veneta: la Specola, l’antico osservatorio astronomico e la Cappella degli Scrovegni che contiene magnifici affreschi di Giotto. È lì che forse troveremo la soluzione a questa che non è una storia tinta di giallo ma un giallo tinto da Giotto.

“Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”

Matteo 2, 1-2


La Specola, l’antico osservatorio astronomico di Padova. Quale miglior luogo di un osservatorio per cercare una stella? L’antico osservatorio astronomico dell'Università di Padova è conosciuto come “La Specola di Padova” proprio perché “specula” in latino significa osservatorio. Si trova all’interno della città ed è ben visibile nei dintorni perché è alta quasi 50 metri (49,59 m). Verso la metà del 1700 il Senato della Repubblica di Venezia volle dotare l’Università di Padova di un osservatorio astronomico. Tra i tanti luoghi della città fu scelta questa torre che faceva parte dell'antico Castello di Padova. La torre possedeva i migliori requisiti per essere trasformata in specola perché dalla sommità l’occhio poteva spaziare libero su tutto l’orizzonte meridionale e, fatto non poco rilevante, perché costava poco visto che la struttura era già presente. Al suo interno sono conservati molti grandi telescopi a testimonianza di come questo luogo sia stato il fulcro dell’Astronomia per la città. L’osservatorio è rimasto attivo fino al 1940 dopodiché risultò inadatto non solo per il livello di inquinamento luminoso raggiunto dall’ambiente urbano ma anche perché, con l’evolversi della tecnologia, si aveva bisogno di molto più spazio che fosse in grado di ospitare i nuovi strumenti di osservazione celeste. L’osservatorio venne così spostato ad Asiago ma questo centro è ancora rimasto attivo come polo di ricerca, studio e sperimentazione tecnologica.
Nella sala della meridiana della Specola troviamo un primo indizio; si tratta di un affresco astronomico. L’affresco raffigura con accurata precisione la configurazione geometrica del sistema solare, così come era conosciuto prima del 1781. infatti tra le figure dei pianeti, non compare Urano, che fu scoperto proprio nel 1781. In alto a sinistra è raffigurato Saturno con i suoi cinque satelliti allora noti, mentre in alto a destra è visibile Giove con le orbite dei quattro satelliti medicei, scoperti da Galileo nel gennaio del 1610 proprio quando era a Padova. La cosa più interessante è che sul lato destro è disegnata l’orbita completa della cometa di Halley: la cometa è raffigurata nella posizione in cui si trovava nel 1767, l’anno in cui si diede avvio alla costruzione della specola. Il ritorno della cometa di Halley, avvenuto nel 1759, costituì un importantissimo evento per il mondo astronomico settecentesco. Era la prima volta che questo fenomeno poteva essere osservato dopo la formulazione della legge di attrazione gravitazionale elaborata da Newton nel 1687. Proprio tenendo conto di questa legge di l’astronomo Halley predisse il ritorno della cometa per la fine del 1758 o per l'inizio del 1759. La cometa riapparve nei cieli con appena l’errore di un mese. Fu il trionfo della teoria della gravitazione di Newton, un tassello fondamentale per il secolo dell’illuminismo in cui della scienza illuminando la ragione l’avrebbe dovuta liberare dall'ignoranza e dalla superstizione.
Una stella cometa? Potrebbe trattarsi della stella che avevano visto i Magi? Come aveva previsto Halley questa cometa riappariva visibile nei cieli terrestri ad intervalli ciclici. Una domanda sorge spontanea: vista la ciclicità delle sue apparizioni sui cieli terrestri, non è possibile che la stella sia comparsa proprio nel periodo della nascita di Gesù? Studi astronomici rivelano che ciò avvenne nel 12 a.C.. Si tratterebbe allora della Stella di Betlemme? Il 12 a.C. sembra essere una data troppo anteriore rispetto all’anno della nascita di Cristo. Se invece si trattasse di un errore di valutazione storico sulla questa data?
A questo punto la nostra storia si intreccia con quella di uno dei più grandi pittori che siano mai esistiti: Giotto di Bondone conosciuto da tutti semplicemente come “Giotto”. Una storia che si ha il suo inizio nell’ottobre del 1301 quando la cometa di Halley si riaffaccia nei cieli. In quegli anni Giotto è già un pittore affermato ma quell’evento lo segna particolarmente al punto da immortalare la stella in uno degli affreschi più celebri che si conoscono: L’“Adorazione dei Magi” che si trova nella cappella degli Scrovegni, sempre a Padova. Perché Giotto pone questo fenomeno astronomico ai tempi di Gesù? Sa che si tratta di un fenomeno ciclico o più semplicemente crede ci possa essere stato un evento simile a guidare i Magi verso il Messia? Quanto Giotto effettivamente conosceva di astronomia? È possibile che conoscesse il fenomeno delle comete ancor prima della scoperta delle leggi di gravitazione e ancor prima dell’uso del cannocchiale?
Padova sicuramente era un centro che possedeva una conoscenza astronomica molto avanzata già nel periodo in cui visse Giotto: nel 1300. Nel 1306 Pietro d’Abano insegnava medicina, filosofia e scienza degli astri nell’università a Padova. Aveva studiato per molti anni a Parigi e vissuto a lungo a Costantinopoli. Secondo lo studioso Medicina e Astrologia potevano essere connesse tanto che gli influssi celesti potevano permettere al medico di stabilire sia la diagnosi, ma soprattutto la prognosi. Per queste sue idee così innovative per l’epoca Pietro d’Abano venne preso di mira dall’Inquisizione ed accusato di ateismo ed eresia. Secondo la maggior parte degli studiosi fu lui ad influenzare Giotto nella composizione del grande e misterioso ciclo astronomico affrescato nel Palazzo della Ragione di Padova. Era un tempo comunque in cui Il cielo era pieno di poteri magici, divini, demoniaci e i fenomeni celesti erano studiati in funzione della loro influenza sulla vita dell'uomo. Astronomia e astrologia erano un tutt’uno. 
Nella sala delle figure compaiono tutti i riferimenti ai personaggi che hanno più di tutti contribuito a rendere l’astronomia una scienza. Sono, infatti, ritratti otto personaggi celebri nel campo dell’astronomia e della meteorologia. Disposti in ordine cronologico e da destra a sinistra tutto attorno alla sala, essi sono: Tolomeo, Copernico, Tycho Brahe, Galileo, Keplero, Newton, Montanari e Poleni. Tra tutti spicca la figura di Galileo Galilei. È raffigurato col cannocchiale in mano perché grazie a quello strumento che lui perfezionò in questa città riuscì stabilire che la superficie della luna presentava delle irregolarità. Non solo in quegli anni scoprì i quattro maggiori satelliti di Giove, osservando che anche i pianeti possono avere dei satelliti. Sono molti a pensare che questo antico osservatorio sia stato il luogo dove Galileo aveva effettuato le sue celebri osservazioni. Sebbene il luogo sembri adatto e affascinante al punto giusto si tratta solo di una leggenda metropolitana visto che il genio pisano visse e insegnò in questa città dal 1592 al 1610 e l’osservatorio venne istituito verso la metà del 1700. 
La cometa nella Cappella degli Scrovegni Perché Giotto nella Natività affrescata nella Cappella degli Scrovegni dipinge proprio una stella cometa? Nessuno mai fino ad allora aveva parlato espressamente di comete. Nei vangeli, infatti, non c’è alcun riferimento al fatto che si tratti di una stella cometa, ma si parla sempre e solo di stella (“aster” nel testo pervenutoci in greco).


“Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima.

”Matteo 2, 9-10

La Cappella degli Scrovegni è un vero e proprio scrigno ricco di meraviglie. Quando si è al suo interno si è letteralmente circondati da bellezza. Questo capolavoro è stato realizzato del Giotto nei primi anni del 1300 e in 38 riquadri, disposti in tre fasce, ci racconta le storie dell’Antico e del Nuovo Testamento. È un ciclo di affreschi, fra i più belli ancora esistenti, ma questa Cappella non racchiude solo bellezza perché costituisce di fatto una pietra miliare nella storia dell’arte. Per le sue innovazioni pittoriche Giotto viene infatti considerato nientemeno che “il padre dell’arte moderna occidentale”. Con lui, infatti avviene uno stacco completo dall’arte greco-romana e bizantina. Prima di lui le figure erano statiche, stilizzate e impenetrabili mentre Giotto le anima, le rende reali. I suoi affreschi inseriscono scene di vita quotidiana, nelle case, nelle strade dove la gente consuma i propri giorni. Proprio rispettando la realtà così come la vede getta le prime basi della “prospettiva” riuscendo persino a dare un forte senso di “tridimensionalità’”. Lo si vede bene nei “Coretti” sotto l’arco trionfale. Con un semplice gioco prospettico sembra che questi spazi vadano a finire verso il cielo azzurro, verso un “punto di fuga” oltre le due finestre.
Ma la vera grande rivoluzione di Giotto è nella “resa dei sentimenti”, nell’essere riuscito per primo a dipingere personaggi con un realismo ed una espressività tale da trasmetterci vere e proprie “emozioni”. Giotto dipinge personaggi reali in ambienti reali. Questo induce nell’osservatore un processo di identificazione che lo porta ad immergersi nel quadro e nel contesto del racconto. Giotto è attentissimo alla realtà che lo circonda. Ne “Le Nozze di Cana” dipinge l’assaggiatore di vino con estremo realismo tratteggiando una pancia enorme proprio come sono le botti in cui viene conservato il vino. Opere che esprimono sentimenti. Una cosa così non si era ancora mai vista. L’affresco noto come “L'incontro di Anna e Gioacchino alla Porta d'Oro” ci parla dell’“amore”. Nella scena viene raffigurato un bacio tra i genitori di Maria. La storia è narrata nei Vangeli apocrifi e ripresa da numerosi testi medievali. Anna e Gioacchino, genitori della Vergine Maria, sterili e anziani non avevano avuto figli così decidono di separarsi e ritirarsi in disparte per pregare e ottenere da Dio la grazia. La grazia arriva dopo ben quaranta giorni e quaranta notti di suppliche con l'annuncio dell’angelo che rivela ad Anna il concepimento di Gesù. È un bacio che mostra tutta la sua intensità ed il carico di sentimenti propri di un riavvicinamento, di due persone che si erano allontanate e che dopo quaranta giorni di lontananza, finalmente si ritrovano. Per molti si tratta del primo vero bacio tra due innamorati nella storia dell’arte occidentale.
In questo scrigno di tesori dell’arte è custodita una piccola gemma rossa: è la stella Cometa che tanto abbiamo cercato. Si trova raffigurata nell’affresco l’“Adorazione dei Magi”, che ritrae i re Magi venuti a rendere omaggio al Bambino Gesù. In alto si vede chiaramente una palla rossa che si trascina dietro una striscia conica dello stesso colore che termina sfumando in nero. È sotto gli occhi di tutti, da secoli, ma solo nel 1979 la studiosa americana di arte Roberta Olson avanzò l'ipotesi che potesse trattarsi di una cometa, e non di una qualunque ma della cometa di Halley. 
È l’immagine che tutti noi abbiamo della “Stella di Betlemme”. Quante volte da piccoli l’abbiamo disegnata a scuola o rappresentata nel presepe con una bella e lunga scia? Fa impressione sapere come tutto abbia avuto origine da questo affresco. Il momento in cui la stella dei Magi è diventata la “Stella Cometa” nell’immaginario collettivo è stato questo, quando Giotto l’ha dipinta nella Cappella degli Scrovegni di Padova. Nessuno prima di questo momento l’aveva rappresentata così anche perché nei testi evangelici si parla esclusivamente di “Stella”.
Come abbiamo detto Giotto poteva avere visto una stella cometa con i propri occhi dato che la cometa di Halley passò nei cieli nel 1301, qualche anno prima che lui iniziasse a dipingere la Cappella degli Scrovegni.
Perché Giotto rappresenta proprio una stella cometa? Perché era stato talmente impressionato da questo evento astronomico così particolare o era forse a conoscenza della sua ciclicità e aveva ipotizzato che lo stesso fenomeno potesse essere avvenuto nell’anno di nascita di Gesù?
Studi astronomici rivelano che ciò avvenne nel 12 a.C., quindi molto vicino allo storico evento. Un errore di calcolo? Possibile che le conoscenze astronomiche all’epoca erano tali da permettere queste congetture o forse Giotto aveva ricevuto delle informazioni tramandate segretamente? Qualcuno, infine, crede ci possa essere stato lo zampino del grande Pietro d’Abano. Sarebbe stato lui a convincere il pittore ad eseguire questa rappresentazione unica? 
Aggiungiamo che poi si è molto discusso su quale possa essere stato il fenomeno alla base del testo evangelico e l’ipotesi della cometa di Halley sembrerebbe non essere quella corretta. Sia Matteo che Luca collocano la nascita di Gesù a Betlemme, in Giudea, al tempo di re Erode il Grande che morì nel 4 a.C. Secondo la maggior parte degli studiosi contemporanei, la nascita del Messia andrebbe collocata negli ultimi anni del regno di Erode, quindi fra il 7 e il 6 a.C.. Questa ipotesi sarebbe anche suffragata dalla presenza di un fenomeno estremamente luminoso nei cieli: una triplice congiunzione planetaria. Giove, Saturno e Marte sarebbero stati così vicini da risultare, almeno per un buon periodo, quasi un’unica stella molto luminosa. Secondo i calcoli questo fenomeno si sarebbe verificato nel 7 a.C. in direzione della costellazione dei Pesci.
Alla fine, però, dopo che si sono tanto osservati Giotto e Halley si sono recentemente incontrati. Stiamo parlando della sonda Giotto dell'ESA (Agenzia Spaziale Europea), che nel 1985 è andata a intercettare la cometa di Halley durante il suo passaggio. La camera fotografica montata sulla sonda era molto padovana, progettata e seguita da scienziati e tecnici della università e dell'osservatorio astronomico, e ci ha fornito una foto del nucleo della cometa. Una foto un po’ sfocata ma di sicuro eccezionale, perché, grazie a lei, per la prima volta nella storia dell'umanità, abbiamo potuto osservare il vero volto di una cometa.


 

Ultimo aggiornamento Venerdì 16 Ottobre 2020 14:48  


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Georges Ivanovic Gurdjieff

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Athanasius Kircher fu un personaggio molto particolare i cui interessi spaziarono in tutti i campi dello scibile umano. La sua ricerca si basava principalmente sulla comprensione dei meccanismi cardine che regolavano la natura. In totale affinità con il sentimento neoplatonico di cui fu uno dei massimi esponenti concepiva tutti gli aspetti del mondo sensibile come emanazione dell'uno dal quale andavano prendendo forma attraverso una serie di stati degradativi. Secondo Kircher questo processo di derivazione dalla fonte unica avveniva sempre con lo stesso meccanismo per ogni singolarità della natura e ciò permetteva che principi scoperti in un determinato campo erano, per analogia, applicabili ad un altro apparentemente molto diverso dal precedente. Con tale forma mentis egli poté investigare e conoscere a fondo un'infinità settori spaziando dall'astronomia alla matematica, dall'archeologia all'ottica, dalla chimica al magnetismo, dalla filosofia alla musica, dalla storia naturale alla fisica e alla gnomonica. Il suo sapere non si limitava al solo studio teorico ma era costantemente accompagnato da brillanti realizzazioni quali ad esempio il prototipo della lanterna magica che espose, insieme ad altre meraviglie meccaniche, nel suo "Wunderkammer" il primo museo della scienza al mondo. Creò inoltre una delle più antiche calcolatrici e compilò la prima rappresentazione cartografica delle correnti marine; fu il primo ad osservare il sangue umano al microscopio e con la sua decifrazione del Copto e la sua interpretazione dei geroglifici gettò le basi che portarono all'attuale decodifica dell'antica scrittura egizia.

La vita di Athanasius fu costellata da molti eventi particolari tra cui ce ne furono alcuni che lo portarono addirittura molto vicino a perdere la vita: una volta rischiò di annegare perchè cadde in una crepa apertasi in un fiume ghiacciato ma anche se faticosamente, riuscì a trarsi in salvo; durante la guerra dei trent'anni per poco non fu impiccato da un gruppo di protestanti che dopo averlo circondato e derubato lo lasciarono andare perché riconobbero qualcosa di speciale nella sua estrema calma di fronte alla fine che stava subendo; da giovane si salvò miracolosamente dallo sfracellarsi quando fu trascinato dalla corrente verso la ruota di un mulino ad acqua; un'altra volta rimase miracolosamente illeso quando, mentre stava guardando una corsa di cavalli, finì accidentalmente sotto gli zoccoli degli animali. Grazie alla sua estrema fede in Dio e nel destino che, come affermò egli stesso, lo doveva portare a compiere qualcosa di grande, mantenne sempre una straordinaria calma cosa che gli fu di notevole aiuto anche in quei frangenti pericolosi.

Il Kircher possedeva una personalità poliedrica. Il suo carattere particolare lo spinse ad praticare per ben cinque anni un curioso esercizio. Per esercitare l'umiltà si finse stupido dal momento in cui fu ammesso al noviziato dei Gesuiti di Paderbon in Vestfalia (2 ott 1618) fino a quando non fu trasferito a Coblenza nel 1623. Dotato di una spiccata sensibilità verso il metafisico ebbe diverse visioni e sogni "profetici" come quello che gli preannunciò la distruzione, per ordine di Gustavo Astolfo di Svezia(1631), del collegio dei gesuiti di Wurzburg dove egli risiedeva. Era anche un uomo in cui una sterminata curiosità si legava ad una buona dose di temerarietà e questo lo portò, non solo ad ammirare in loco le eruzioni dell' Etna e dello Stromboli (1637) e ad osservare da Tropea terremoto che distrusse Sant'Eufemia nel 1638, ma addirittura come un novello Plinio Seniores, a scendere, all'età di più di settant'anni, nel cratere del Vesuvio per eseguire delle misurazioni.

Appassionato della storia arcaica dell'uomo intraprese moltissime ricerche indirizzate al reperimento di documenti e prove legate ad episodi a cavallo tra la storia e la mitologia. In particolare i suoi interessi si diressero principalmente su Atlantide di cui possedeva un'antica mappa che esamineremo in seguito e sui più importanti resoconti biblici come il Diluvio Universale, l'Arca di Noè, la Torre di Babele ed i Giganti per cui collezionò i resti di alcuni elefanti antidiluviani ritrovati a Trapani e Palermo nel 1636 e diversi scheletri dalle misure straordinariamente grandi (Le "ossa di giganti" delle grotte di Maredolce presso Palermo).

Le informazioni sulla sua vita oltre a pervenirci dall'innumerevole quantità di opere lasciateci e dalla folta corrispondenza che tenne con più di 760 personaggi dell'epoca, fra cui scienziati (Leibniz, Torricelli e Gassendi), medici, missionari gesuiti, due imperatori del Sacro Romano Impero, papi e potentati di tutto il mondo (Cristina di Svezia), ci arrivano anche attraverso la sua autobiografia di cui riportiamo l'incipit:

    "Nacqui il 2 maggio 1602, giorno di Sant'Atanasio, alle tre della notte, nell'infelice città di Geisa, a tre ore di viaggio da Fulda. I miei genitori erano Johann Kircher e Anna Gansek, cattolici devoti, rinomati per le loro buone opere."

Cronologicamente il giovane Athanasius entrò all'età di dieci anni nel collegio gesuita di Fulda e poi, ammesso come novizio nel collegio gesuita di Paderborn (2 ottobre 1618) ivi rimase finché gli esiti delle persecuzioni della guerra dei Trent'anni lo costrinsero ad andare prima a Munster e successivamente a Colonia, dove proseguì i propri studi scientifici e umanistici. Nel 1624 si trasferì prima a Mainz, dove nel 1628 divenne sacerdote e poi presso l'Università di Würzburg in qualità di professore di filosofia, matematica e lingue orientali. Nel 1633 ricevette, praticamente in contemporanea, due illustri proposte che lo volevano l'una a Vienna per succedere a Keplero, deceduto nel 1631, nel ruolo di matematico presso la corte dell'imperatore Ferdinando II e l'altra a Roma per l'importante traduzione di alcuni vocabolari copti. Il destino lo mosse nel novembre del 1633 a Roma dove rimase per tutto il resto della sua vita fatta eccezione per un soggiorno a Malta fra il 1636 e il 1637 in qualità di confessore di Hesse-Darmstadt da poco convertitosi al cattolicesimo. Nel 1638 venne nominato professore di matematica presso il Collegio Romano, incarico che lasciò otto anni dopo per dedicarsi completamente alle sue ricerche. Morì a Roma il 27 novembre 1680 e fu sepolto nella Chiesa del Gesù mentre il suo cuore, per suo espresso volere, venne invece tumulato nella cappella di Santa Maria della Mentorella vicino a Palestrina. Questo luogo, sin dal suo primo incontro avvenuto casualmente nel 1661, ebbe un'attrazione speciale per il gesuita. La chiesetta abbandonata che lì sorgeva si poggiava sulle rovine dell'antico santuario edificato nel luogo dove era avvenuta la conversione di Sant'Eustachio e la cui fondazione risaliva secondo un'iscrizione all'imperatore Costantino come ci viene descritto nella autobiografia Kircheriana:

    "Ci avvicinammo e scoprimmo che si trattava di una chiesa in quasi completa rovina. Entrai e mi resi conto che era stata una chiesa magnifica. Rimasi stupito al pensiero che fosse stata costruita in quella terra spaventosamente desolata, e supposi che vi si nascondesse un segreto. … guidato da Dio, mi imbattei in una lastra di marmo su cui era inciso il testo seguente: In questo luogo si convertì Sant'Eustachio, allorchè il Cristo crocefisso gli apparve tra le corna di un cervo. In memoria di tale avvenimento, l'Imperatore Costantino il Grande fece erigere questa Chiesa, solennemente consacrata dal santo papa Silvestro I al culto della Madre di Dio, e di Sant'Eustachio."

Il Kircher si adoperò moltissimo per farla ristrutturare e da quel giorno decise che vi ci sarebbe recato ogni 29 settembre, giorno in cui si festeggia San Michele Arcangelo, e divenne per lui il posto dove egli più amava ritirarsi a meditare e a scrivere.

La sua poderosa produzione letteraria (più di trenta testi) lo fece apprezzare come uno dei più grandi eruditi del XVII secolo. Tra le sue opere più suggestive, ricordiamo il Prodromus Coptus sive Ægyptiacus (1636), Lingua Ægyptiaca restituta (1643), Ars Magna Lucis et umbrae in mundo (1645–1646), Obeliscus Pamphilius (1650), Musurgia universalis, sive ars magna consoni et dissoni (1650), Œdipus Ægyptiacus (1652–1655), Mundus subterraneus, quo universae denique naturae divitiae (1664–1678), Obelisci Aegyptiaci interpretatio hieroglyphica (1666), China Monumentis, qua sacris qua profanis (1667), Ars magna lucis et umbrae (1671), Arca Noë (1675), Sphinx mystagoga (1676) e Turris Babel sive Archontologia (1679).