Articolo pubblicato
su Freedom Magazine
(N°5 MARZO 2020)
L'UOMO VITRUVIANO Nel trattato “De architectura” Vitruvio sostiene che nessun edificio sacro può essere costruito senza che l’architetto preveda una perfetta simmetria tra le parti della costruzione, la stessa simmetria che si riscontra nelle membra di un “homo bene figuratus”. Nelle proporzioni del corpo umano risiedono i rapporti di un’opera architettonica perfetta. Vitruvio descrive così le misure ideali del volto e del corpo umano. Un concetto a cui un genio del ‘500 ha saputo dare una forma, creando un’immagine che è considerata forse il disegno più famoso al mondo: Il celebre “Uomo Vitruviano” di Leonardo da Vinci. Uno dei segreti di Leonardo? La sezione aurea, detta anche “DIVINA PROPORZIONE”, è un numero irrazionale: 1,6180339887 e regola l’armonia delle proporzioni nel corpo umano e nella natura. Il disegno dell’uomo vitruviano appare anche sulla tuta degli astronauti della NASA perché nel caso un astronauta venisse a contatto con un’entità aliena intelligente, questi potrebbe percepire subito la geometria perfetta e armonica dell’uomo. “Il centro naturale del corpo umano è l’ombelico; infatti, se una persona si distendesse a terra supina a braccia e gambe divaricate, puntando il compasso sull’ombelico e tracciando una circonferenza, questa toccherebbe entrambe le estremità dei piedi e delle mani. Nondimeno, com’è possibile inscrivere il corpo in una circonferenza così se ne può ricavare un quadrato; misurando la distanza dai piedi alla sommità del capo e riportandola a quella che intercorre tra un estremo e l’altro delle braccia aperte si costaterà che le misure in altezza e larghezza coincidono come nel quadrato tracciato a squadra.” Marco Vitruvio Pollione, De Architectura Libri X |
FANO - ALLA RICERCA DELLA BASILICA PERFETTA LA BASILICA SCOMPARSA Stiamo per parlare di un uomo che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’umanità. Le sue teorie, a distanza di 2000 anni, rimangono ancora un punto di riferimento nell’architettura mondiale. Molti, anzi moltissimi, si sono ispirati ai suoi canoni di armonia ed eleganza tanto da essere stato un punto di riferimento per artisti del calibro di Raffaello Sanzio e Andrea Palladio. Leonardo da Vinci, ispirato dai suoi concetti, ha elaborato quello che è forse il disegno più famoso al mondo: l’“Uomo Vitruviano”. Stiamo parlando di Vitruvio, Marco Vitruvio Pollione, considerato il più famoso teorico dell'architettura di tutti i tempi. I suoi libri rimangono gli unici testi sull’architettura giunti integri dall'antichità. Tra tutte le tipologie di edifici e costruzioni realizzate viene citata solo un’opera di cui attesta di averne curato il progetto e la costruzione: una Basilica, una Basilica dalle proporzioni perfette. Secondo i suoi scritti, la basilica di Vitruvio, doveva essere una costruzione architettonica sobria e severa ma allo stesso tempo splendidamente elegante. Un colonnato “gigante” era in grado da solo di coprire i due piani della Basilica dando un senso di magnificenza (“magnificentia”) e di autorità (“auctoritas”).Si tratta di una Basilica speciale, una Basilica mai trovata; molti sostengono si trovi a Fano nelle Marche. Fano è la terza città più popolata delle Marche, dopo Ancona e Pesaro. Venne conquistata da Cesare nel I sec. a.C. per la sua posizione strategica in quanto, al tempo, si trovava sulla via che congiungeva la valle del Tevere alla Gallia Cisalpina. Il vero passo in avanti si ebbe nel primo decennio dopo Cristo con Cesare Ottaviano Augusto che elevò l'insediamento allo stato di “Colonia romana” col nome di “Colonia Julia Fanestris”. Testimonianza di rilievo di quel periodo è l’Arco di Augusto che ancora si erge in tutta la sua bellezza nel centro storico della città. Costituiva la principale porta d’accesso all’antica città di Fano dove la via Flaminia si andava a sovrapporre al decumano massimo (una via che correva in direzione est-ovest nelle città romane) della città. Sappiamo che Vitruvio venne inviato a Fano proprio da Augusto per abbellirla di monumenti. Qui certamente sovrintese anche a molte opere pubbliche e probabilmente fece anche edificare la sua Basilica. Sull'Arco è scritto che Augusto “murum dedit” (diede le mura): per mano di chi? Di Vitruvio? Osservando le mura e leggendo Vitruvio è possibile crederlo. L’imperatore Augusto volle inoltre difendere la colonia di Fano con un circuito di possenti mura difensive. Ancora oggi queste mura si conservano per ben i due terzi di tutto il circuito originario; si tratta della maggior cinta muraria conservata dopo Roma. Potrebbe essere questa una testimonianza della presenza di Vitruvio nella città? Non ci resta che indagare nella sua grande opera il “De architectura” (“Sull'architettura”) in cui vengono descritti i fondamenti teorici di tutta l’architettura sino allora conosciuta. Un testo che parla nel dettaglio anche di come dovevano essere disposte ed organizzate le mura difensive:1. Le mura vanno costruite secondo un perimetro curvilineo senza angoli sporgenti sia per poter avvistare meglio i nemici e non offrire loro riparo;2. Le torri devono essere sporgenti verso l'esterno in modo che un nemico possa essere colpito sui fianchi scoperti, a destra e a sinistra, con i dardi lanciati dalle torri.3. Gli intervalli fra le torri devono avere una distanza non superiore a un tiro di freccia: così, se una torre fosse presa d'assalto potrebbe essere difesa dalle due torri vicine poste a destra e sinistra.4. Le torri devono essere di forma rotonda o poligonale per limitare l’impatto e poter deviare i colpi dei nemici. Osservando bene, la cinta muraria di Fano sembra essere la realizzazione in pietra delle parole di Vitruvio.
C’è chi sostiene che, oltre le mura difensive, anche altre opere in città siano state progettate, concepite e curate direttamente da Vitruvio, come il teatro e il foro della città. E mai possibile? Quanto c’è di vero in queste ipotesi? Forse riuscire a trovare un altro tassello di questo mosaico può aiutarci a comprendere meglio il contributo del grande architetto in questa bellissima città marchigiana. Ma cosa ha di speciale il testo “De architectura” di Vitruvio? Parliamo di un testo che non è arrivato sino a noi nella sua versione originaria ma sotto forma di numerosi manoscritti conservati in molte biblioteche europee. Vitruvio si sente il rappresentante e il custode di una lunga tradizione che ritiene ormai essere giunta al grado di perfezione. Allo stesso tempo sente l’esigenza di consolidare tutto questo sapere creando un trattato che sia il più completo possibile. Lo mette così a disposizione di tutti: politici e architetti in modo che quei canoni, frutto di secolari esperimenti, non vadano perduti e allo stesso tempo non vengano stravolti in un periodo in cui l’architettura stava divenendo un vero e proprio programma di governo. La sua opera è un lavoro immenso e va al di là di tutti i precedenti lavori perché non solo descrive ma organizza sistematicamente e fornisce normative atte a soddisfare l’enorme casistica per tutti i lavori edilizi del tempo. Proprio nel centro storico di Fano sotto il convento di Sant’Agostino si può accedere in un posto eccezionale, in quello che potrebbe essere l’unico edificio del quale Vitruvio afferma di aver curato la costruzione: la Basilica. Una costruzione di grande importanza a cui lo stesso Vitruvio attribuisce valori ben al di sopra di un semplice edificio edile, quelli relativi ad una costruzione di grande dignità e bellezza. Un’opera che nei secoli è stata ricercata da molti studiosi e ricercatori perché, è importante sottolinearlo, la Basilica di Fano occupa ben cinque paragrafi del suo trattato sull’architettura. A due metri sotto il livello della strada attuale, esattamente sotto il convento affiorano i importanti resti romani che vennero già alla luce durante il 1500 ma fu solo a metà del 1800 che venne effettuata una vera e proprio campagna di scavi. Negli anni ’90 vennero poi eseguiti dei rilievi molto importanti.
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