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Home Libri I Custodi del Cosmo La Precessione degli Equinozi

Freedom Magazine - L'Arca dell'alleanza

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Articolo pubblicato

su Freedom Magazine

(N°5 MARZO 2020)

 

Freedom Magazine - arca alleanza


LA TESTIMONIANZA DEL PATRIARCA DELLA CHIESA ORTODOSSA D'ETIOPIA


“L'Etiopia è il trono dell'Arca dell'Alleanza. L'Arca dell'Alleanza è stata in Etiopia per 3.000 anni e adesso è ancora li' e con la volontà di Dio continuerà ad essere li'. E' per via del miracolo che è arrivata in Etiopia” "L'ho vista con senso di umiltà, non con orgoglio, come quando si va in chiesa. E' la prima volta che dico questo in una conferenza stampa. Ripeto l'Arca dell'Alleanza è in Etiopia e nessuno di noi sa per quanto tempo ancora. Solo Dio lo sa". "Tutto quello che si trova è descritto perfettamente nella Bibbia. Lo stato di conservazione è buono perchè non è fatta da mano d'uomo, ma è qualcosa che Dio ha benedetto". "Ci sono molti scritti e prove evidenti sulla presenza dell'Arca in Etiopia. Non c'è ragione perchè qualcuno pretenda di affermare di avere qualcosa che non ha. Non sono qui per dare delle prove che l'Arca sia in Etiopia, ma sono qui per dire quello che ho visto, quello che so e che posso testimoniare. Non ho detto che l'Arca sarà mostrata al mondo. E' un mistero, un oggetto di culto".

C’è allora forse la speranza di poter, un giorno, vedere la mitica Arca simbolo del patto suggellato tra Dio e gli uomini, ma fino a quel momento per noi resterà un oggetto avvolto nel fascino del suo mistero sacro e millenario.











L'ARCA DELL'ALLEANZA


L’Arca dell’Alleanza, non è un oggetto sacro qualsiasi ma rappresenta uno dei più grandi misteri dell'antichità. E’ forse la reliquia più sacra perché è il simbolo del patto suggellato tra l’uomo e Dio. Secondo l’antico testamento l’arca è la cassa in cui Mosè ripose le Tavole della legge, cioè le tavole su cui la mano di Dio incise i dieci comandamenti. Secondo la leggenda possiederebbe un misterioso potere: quello di illuminarsi di luce divina e di generare lampi e folgori in grado di incenerire chiunque, proprio come viene mostrato nei “I predatori dell'Arca perduta”, celebre primo capitolo della saga cinematografica di Indiana Jones La sua storia ha attraversato più di 3000 anni, il suo mistero è giunto sino a noi passando per il grande tempio di Salomone, la deportazione Babilonese, i cavalieri Templari e la mitica Regina di Saba. Una reliquia che per molti risulta svanita per sempre ma c’è chi sostiene di avere prove concrete che si trovi in una chiesa in Etiopia custodita da un guardiano che ha dedicato a questo la sua intera vita, l’unico a cui è permesso vederla.

Seguendo la descrizione della Bibbia l’arca era una cassa di legno di acacia, rivestita d’oro, sormontata da un coperchio anch’esso di oro puro, con sopra due statue di cherubini con le ali spiegate. Anche le dimensioni erano note: due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di altezza e di profondità. Ai lati vi sarebbero stati quattro anelli per infilarvi le aste di legno adibite al trasporto. Solo ai Leviti era permesso trasportarla. Chiunque altro l’avesse toccata sarebbe caduto a terra morto. Al suo interno vi sarebbero custodite le tavole della legge e forse anche una coppa di manna e la verga di Aronne.
“Faranno dunque un'arca di legno di acacia, lunga due cubiti e mezzo, larga un cubito e mezzo e alta un cubito e mezzo. La rivestirai d'oro puro, la rivestirai di dentro e di fuori; e sopra le farai una ghirlanda d'oro, che giri tutt'intorno. Fonderai per essa quattro anelli d'oro e li metterai ai suoi quattro piedi: due anelli da un lato e due anelli dall'altro lato. Farai anche delle stanghe di legno d'acacia e le rivestirai d'oro. Farai quindi passare le stanghe per gli anelli ai lati dell'arca, per portarla. Le stanghe rimarranno negli anelli dell'arca; non saranno rimossi da essa. E nell'arca metterai la Testimonianza che ti darò.” (Esodo 25,10-16)

LA STORIA DELL’ARCA

L’Arca accompagnò gli Israeliti nella loro peregrinazione nel deserto fino al loro ingresso nella terra promessa, quando Salomone, figlio e successore di re Davide, la fece custodire nel Sancta Sanctorum del Tempio di Gerusalemme da lui stesso fatto edificare. Qual è il resto della sua storia? Dove si troverebbe ora l’Arca? In molti, ricercatori, avventurieri e studiosi si sono messi sulle sue tracce cercando di ricostruire un tortuoso percorso che dura da più di 3000 anni. 
Sappiamo che il Tempio di Gerusalemme venne distrutto dai Romani nel 70 d.C.al comando del futuro imperatore Tito. In quell’occasione i soldati romani depredarono il Tempio dei suoi oggetti più preziosi e sacri come: la grande Menorah e le trombe d’argento. L’arco di Tito, situato nel foro romano, rappresenta una singolare testimonianza di questo episodio perché su di esso sono ancora visibili le decorazioni delle scene in cui i soldati stanno portando via il bottino di guerra. Tra questi oggetti non figura l’arca né se ne fa menzione in alcun testo storico di quell’epoca. Secondo molti sarebbe il segno evidente che l’arca venne dispersa in un periodo antecedente.
Quello distrutto dai romani, in effetti, era il “Secondo Tempio di Gerusalemme” Il tempio ricostruito dai Giudei a seguito di una precedente distruzione avvenuta nel 587 a. C. ad opera dei Babilonesi. Tra il 597 ed 588 a.C. Nabucodonosor II con il suo esercito conquistò Gerusalemme, il Tempio venne bruciato e saccheggiato e gli israeliti vennero deportati, dando inizio così alla cosiddetta “cattività babilonese”. L’Arca potrebbe essere stata portata a Babilonia a seguito di quell’evento storico? Anche in questo caso non c’è alcuna traccia della preziosa reliquia nell'elenco del materiale depredato. E’ ragionevole supporre allora che l’Arca dell’Alleanza sia stata rubata oppure nascosta in un luogo segreto in un periodo antecedente perché i Babilonesi, eccellenti burocrati, erano soliti redigere precisamente gli inventari e la presenza di un oggetto di questa importanza sarebbe stata rigorosamente riportata.
Andando indietro nel tempo si scoprono ulteriori momenti storici in cui potrebbe essere avvenuta la sparizione della sacra reliquia. Il secondo Libro dei Re descrive la vittoria di Ioas, Re d'Israele, su Amazia, re di Giuda, tra il 797 e il 767 a.C.. Ioas saccheggiò il Tempio impadronendosi di tutto l'oro, l'argento e di tutti gli oggetti preziosi che portò in Samaria, l'odierna Palestina. Potrebbe essere stato questo il momento in cui l’Arca venne portata via da Gerusalemme? Sarebbe stata portata in Palestina allora?
Il Secondo libro delle Cronache (12, 2-10) ci narra di un ulteriore saccheggio avvenuto ad opera del Faraone egiziano Sisac durante il regno di Roboamo, figlio di Salomone e primo re di Giuda dal 931 al 914 a.C. Il Faraone mise a sacco Gerusalemme portando via ogni cosa: i tesori della casa del signore e i tesori del palazzo del re. Il testo cita dice che furono trafugati anche gli scudi d'oro che Salomone aveva fatto ma curiosamente non fa alcun accenno all’Arca dell’Alleanza.


UN NASCONDIGLIO SEGRETO

Che fine avrebbe fatto la sacra reliquia? Le scritture sacre al riguardo risultano vaghe e incomplete. Secondo alcuni l’Arca dell’Alleanza sarebbe stata distrutta in un incendio o in una delle tante guerre affrontate dal popolo ebraico ma molti sono ancora convinti che sia ancora intatta e nascosta segretamente
E se l’Arca fosse stata occultata in una cavità sotterranea segreta? “L'Arca è stata nascosta al suo posto”. Questo è quanto riportato nel Talmud, uno dei testi sacri dell'ebraismo. Secondo questo importante scritto già re Salomone, profetizzando la futura distruzione del Tempio, avrebbe fatto costruire un nascondiglio sotterraneo sullo stesso monte del Tempio.
Il secondo Libro dei Maccabei narra che il profeta Geremia, prima dell’invasione dei Babilonesi, prelevò l’Arca dell’Alleanza dal tempio mettendola in salvo in una grotta sconosciuta del monte Nebo e li rimase per sempre. 

“… il profeta, ottenuto un responso, ordinò che lo seguissero con la tenda e l'arca. Quando giunse presso il monte dove Mosè era salito e aveva contemplato l'eredità di Dio, Geremia salì e trovò un vano a forma di caverna e là introdusse la tenda, l'arca e l'altare degli incensi e sbarrò l'ingresso. Alcuni del suo seguito tornarono poi per segnare la strada, ma non trovarono più il luogo. Geremia, saputolo, li rimproverò dicendo: Il luogo deve restare ignoto, finché Dio non avrà riunito la totalità del suo popolo e si sarà mostrato propizio.” (2, Maccabei)


L’ARCA E’ IN ETIOPIA?

Sembra incredibile ma gli indizi più promettenti ci portano a pensare che l’Arca dell’Alleanza, sia custodita in una misteriosa chiesa nel nord dell’Etiopia: Santa Maria di Sion nell'antichissima città di Axum che con la sua spianata degli obelischi, più di trecento stele è oggi uno dei siti riconosciuti dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. 
Una storia che affonda le sue radici in una tradizione ben radicata in Etiopia che ci parla di Makeda, la bellissima Regina di Saba e del suo incontro con Salomone. Il racconto, seppur presente in diverse versioni, è contenuto nel Kebra Nagast (“Gloria dei re”), testo sacro della religione cristiano-copta etiopica e racconta di quando la Regina di Saba partí alla volta di Israele per conoscere l’uomo che era considerato la persona più saggia dell’epoca. Era la regina di un regno vasto e ricchissimo che si estendeva sugli altopiani etiopici fino al Mar Rosso e aveva come capitale Axum. Dal loro incontro nacque Menelik I, il futuro primo imperatore di Etiopia. Dopo un periodo di convivenza a Gerusalemme la regina di Saba e suo figlio ritornarono in Etiopia portando con loro anche la preziosissima Arca dell’Alleanza. Da Allora sarebbe rimasta sempre in questo paese.
I re d’Etiopia hanno sempre sostenuto di essere diretti discendenti di Menelik e in quanto tali, legittimi eredi di re Salomone. Non si sa come e dove esattamente venne conservata la reliquia; forse venne fatta spostare di continuo o forse vennero create tante copie e distribuite in molti sacrari etiopi (più di 20.000), fatto sta che ufficialmente l’Arca dell’Alleanza è oggi conservata nella Cappella del Tabot in una palazzina a forma di parallelepipedo in un recinto accanto alla cattedrale di Santa Maria di Sion ad Axum. La cappella venne fatta costruire negli anni ’60 da Haile Salassiè negus d’Etiopia con porte e finestre finte perché l’Arca può essere ammirata solo dal monaco che la custodisce, un uomo che ha deciso di dedicare completamente la sua vita a questa missione. Infatti, quest’uomo non esce mail dal recinto e ogni giorno qualcuno gli porta il cibo e l’acqua. L’unica eccezione si ha il 19 gennaio, il giorno del Timkat, il battesimo di Cristo ad opera di Giovanni Battista nel fiume Giordano, e la discesa, sotto forma di una bianca colomba, dello Spirito Santo sulla terra, quando l’Arca viene portata in processione completamente coperta da preziosissimi drappi. E’ una delle festività religiose più importanti per la chiesa ortodossa copta.
Storia o leggenda? Quella presente ad Axum è veramente l’Arca dell’Alleanza descritta dalla Bibbia? A fare una sorprendente dichiarazione in questo senso è stato Abuna Pauolos, Patriarca della Chiesa ortodossa d'Etiopia durante una conferenza stampa tenutasi il 26 giugno 2009 all'Hotel Aldrovandi a Roma, cui ha partecipato anche il principe Makonnen Haile Selassie, nipote dell'imperatore.




Ultimo aggiornamento Venerdì 16 Ottobre 2020 15:48  


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Platone

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Athanasius Kircher fu un personaggio molto particolare i cui interessi spaziarono in tutti i campi dello scibile umano. La sua ricerca si basava principalmente sulla comprensione dei meccanismi cardine che regolavano la natura. In totale affinità con il sentimento neoplatonico di cui fu uno dei massimi esponenti concepiva tutti gli aspetti del mondo sensibile come emanazione dell'uno dal quale andavano prendendo forma attraverso una serie di stati degradativi. Secondo Kircher questo processo di derivazione dalla fonte unica avveniva sempre con lo stesso meccanismo per ogni singolarità della natura e ciò permetteva che principi scoperti in un determinato campo erano, per analogia, applicabili ad un altro apparentemente molto diverso dal precedente. Con tale forma mentis egli poté investigare e conoscere a fondo un'infinità settori spaziando dall'astronomia alla matematica, dall'archeologia all'ottica, dalla chimica al magnetismo, dalla filosofia alla musica, dalla storia naturale alla fisica e alla gnomonica. Il suo sapere non si limitava al solo studio teorico ma era costantemente accompagnato da brillanti realizzazioni quali ad esempio il prototipo della lanterna magica che espose, insieme ad altre meraviglie meccaniche, nel suo "Wunderkammer" il primo museo della scienza al mondo. Creò inoltre una delle più antiche calcolatrici e compilò la prima rappresentazione cartografica delle correnti marine; fu il primo ad osservare il sangue umano al microscopio e con la sua decifrazione del Copto e la sua interpretazione dei geroglifici gettò le basi che portarono all'attuale decodifica dell'antica scrittura egizia.

La vita di Athanasius fu costellata da molti eventi particolari tra cui ce ne furono alcuni che lo portarono addirittura molto vicino a perdere la vita: una volta rischiò di annegare perchè cadde in una crepa apertasi in un fiume ghiacciato ma anche se faticosamente, riuscì a trarsi in salvo; durante la guerra dei trent'anni per poco non fu impiccato da un gruppo di protestanti che dopo averlo circondato e derubato lo lasciarono andare perché riconobbero qualcosa di speciale nella sua estrema calma di fronte alla fine che stava subendo; da giovane si salvò miracolosamente dallo sfracellarsi quando fu trascinato dalla corrente verso la ruota di un mulino ad acqua; un'altra volta rimase miracolosamente illeso quando, mentre stava guardando una corsa di cavalli, finì accidentalmente sotto gli zoccoli degli animali. Grazie alla sua estrema fede in Dio e nel destino che, come affermò egli stesso, lo doveva portare a compiere qualcosa di grande, mantenne sempre una straordinaria calma cosa che gli fu di notevole aiuto anche in quei frangenti pericolosi.

Il Kircher possedeva una personalità poliedrica. Il suo carattere particolare lo spinse ad praticare per ben cinque anni un curioso esercizio. Per esercitare l'umiltà si finse stupido dal momento in cui fu ammesso al noviziato dei Gesuiti di Paderbon in Vestfalia (2 ott 1618) fino a quando non fu trasferito a Coblenza nel 1623. Dotato di una spiccata sensibilità verso il metafisico ebbe diverse visioni e sogni "profetici" come quello che gli preannunciò la distruzione, per ordine di Gustavo Astolfo di Svezia(1631), del collegio dei gesuiti di Wurzburg dove egli risiedeva. Era anche un uomo in cui una sterminata curiosità si legava ad una buona dose di temerarietà e questo lo portò, non solo ad ammirare in loco le eruzioni dell' Etna e dello Stromboli (1637) e ad osservare da Tropea terremoto che distrusse Sant'Eufemia nel 1638, ma addirittura come un novello Plinio Seniores, a scendere, all'età di più di settant'anni, nel cratere del Vesuvio per eseguire delle misurazioni.

Appassionato della storia arcaica dell'uomo intraprese moltissime ricerche indirizzate al reperimento di documenti e prove legate ad episodi a cavallo tra la storia e la mitologia. In particolare i suoi interessi si diressero principalmente su Atlantide di cui possedeva un'antica mappa che esamineremo in seguito e sui più importanti resoconti biblici come il Diluvio Universale, l'Arca di Noè, la Torre di Babele ed i Giganti per cui collezionò i resti di alcuni elefanti antidiluviani ritrovati a Trapani e Palermo nel 1636 e diversi scheletri dalle misure straordinariamente grandi (Le "ossa di giganti" delle grotte di Maredolce presso Palermo).

Le informazioni sulla sua vita oltre a pervenirci dall'innumerevole quantità di opere lasciateci e dalla folta corrispondenza che tenne con più di 760 personaggi dell'epoca, fra cui scienziati (Leibniz, Torricelli e Gassendi), medici, missionari gesuiti, due imperatori del Sacro Romano Impero, papi e potentati di tutto il mondo (Cristina di Svezia), ci arrivano anche attraverso la sua autobiografia di cui riportiamo l'incipit:

    "Nacqui il 2 maggio 1602, giorno di Sant'Atanasio, alle tre della notte, nell'infelice città di Geisa, a tre ore di viaggio da Fulda. I miei genitori erano Johann Kircher e Anna Gansek, cattolici devoti, rinomati per le loro buone opere."

Cronologicamente il giovane Athanasius entrò all'età di dieci anni nel collegio gesuita di Fulda e poi, ammesso come novizio nel collegio gesuita di Paderborn (2 ottobre 1618) ivi rimase finché gli esiti delle persecuzioni della guerra dei Trent'anni lo costrinsero ad andare prima a Munster e successivamente a Colonia, dove proseguì i propri studi scientifici e umanistici. Nel 1624 si trasferì prima a Mainz, dove nel 1628 divenne sacerdote e poi presso l'Università di Würzburg in qualità di professore di filosofia, matematica e lingue orientali. Nel 1633 ricevette, praticamente in contemporanea, due illustri proposte che lo volevano l'una a Vienna per succedere a Keplero, deceduto nel 1631, nel ruolo di matematico presso la corte dell'imperatore Ferdinando II e l'altra a Roma per l'importante traduzione di alcuni vocabolari copti. Il destino lo mosse nel novembre del 1633 a Roma dove rimase per tutto il resto della sua vita fatta eccezione per un soggiorno a Malta fra il 1636 e il 1637 in qualità di confessore di Hesse-Darmstadt da poco convertitosi al cattolicesimo. Nel 1638 venne nominato professore di matematica presso il Collegio Romano, incarico che lasciò otto anni dopo per dedicarsi completamente alle sue ricerche. Morì a Roma il 27 novembre 1680 e fu sepolto nella Chiesa del Gesù mentre il suo cuore, per suo espresso volere, venne invece tumulato nella cappella di Santa Maria della Mentorella vicino a Palestrina. Questo luogo, sin dal suo primo incontro avvenuto casualmente nel 1661, ebbe un'attrazione speciale per il gesuita. La chiesetta abbandonata che lì sorgeva si poggiava sulle rovine dell'antico santuario edificato nel luogo dove era avvenuta la conversione di Sant'Eustachio e la cui fondazione risaliva secondo un'iscrizione all'imperatore Costantino come ci viene descritto nella autobiografia Kircheriana:

    "Ci avvicinammo e scoprimmo che si trattava di una chiesa in quasi completa rovina. Entrai e mi resi conto che era stata una chiesa magnifica. Rimasi stupito al pensiero che fosse stata costruita in quella terra spaventosamente desolata, e supposi che vi si nascondesse un segreto. … guidato da Dio, mi imbattei in una lastra di marmo su cui era inciso il testo seguente: In questo luogo si convertì Sant'Eustachio, allorchè il Cristo crocefisso gli apparve tra le corna di un cervo. In memoria di tale avvenimento, l'Imperatore Costantino il Grande fece erigere questa Chiesa, solennemente consacrata dal santo papa Silvestro I al culto della Madre di Dio, e di Sant'Eustachio."

Il Kircher si adoperò moltissimo per farla ristrutturare e da quel giorno decise che vi ci sarebbe recato ogni 29 settembre, giorno in cui si festeggia San Michele Arcangelo, e divenne per lui il posto dove egli più amava ritirarsi a meditare e a scrivere.

La sua poderosa produzione letteraria (più di trenta testi) lo fece apprezzare come uno dei più grandi eruditi del XVII secolo. Tra le sue opere più suggestive, ricordiamo il Prodromus Coptus sive Ægyptiacus (1636), Lingua Ægyptiaca restituta (1643), Ars Magna Lucis et umbrae in mundo (1645–1646), Obeliscus Pamphilius (1650), Musurgia universalis, sive ars magna consoni et dissoni (1650), Œdipus Ægyptiacus (1652–1655), Mundus subterraneus, quo universae denique naturae divitiae (1664–1678), Obelisci Aegyptiaci interpretatio hieroglyphica (1666), China Monumentis, qua sacris qua profanis (1667), Ars magna lucis et umbrae (1671), Arca Noë (1675), Sphinx mystagoga (1676) e Turris Babel sive Archontologia (1679).